Tuesday 23 June 2009

Friedrich Dürrenmatt - La morte della Pizia

Delizioso racconto in prosa scritto da un Dürrenmatt in stato di grazia: una Pizia vecchia, stufa e senza fede in un qualsivoglia ordine dell'universo profeta a casaccio per dimostrare al mondo l'insensatezza della consultazione oracolare, inventandosi le cose assurde come la predizione fatta ad Edipo sull'uccisione del padre e l'unione incestuosa con la madre. All'altro capo Tiresia, indovino cieco (per finta) da numerose generazioni, che macchina vaticini accuratamente premeditati allo scopo di instaurare ordine nel mondo; il tutto in una Grecia antica corrotta, venduta e bugiarda, in cui l'oracolo di Delfi è una macchina per fare soldi e politica, nessuno possiede la verità vera, l'ascendenza di Edipo viene ripetutamente rivelata e smentita in successive contraddittorie agnizioni. Le parentele e le varianti della storia cambiano vorticosamente ma la sostanza della profezia pitica rimane sempre la stessa, mentre Laio è via via un evirato o un invertito, Creonte un totalitario militarista come gli Spartani, Giocasta una donna facile e la Sfinge figlia di Laio ed Ippodamia. L'ironia pungente dell'autore non risparmia nessun mostro sacro in una quanto mai geniale riscrittura di uno dei più famosi miti tragici, riflettendo sulla natura elusiva della verità e sul contrasto tra ordine e caos nella natura delle cose.
Stizzita per la scemenza dei suoi stessi oracoli e per l’ingenua credulità dei Greci, la sacerdotessa di Delfi Pannychis XI, lunga e secca come quasi tutte le Pizie che l’avevano preceduta, ascoltò le domande del giovane Edipo, un altro che voleva sapere se i suoi genitori erano davvero i suoi genitori, come se fosse facile stabilire una cosa del genere nei circoli aristocratici, dove, senza scherzi, donne maritate davano a intendere ai loro consorti, i quali peraltro finivano per crederci, come qualmente Zeus in persona si fosse giaciuto con loro. (...)
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