Thursday 3 October 2013

Heinrich Böll - Opinioni di un clown

Libro caustico, corrosivo, e pure un po' triste. Böll prende di mira la società cattolica tedesca del secondo dopoguerra, denunciando come, con l'avanzare della ricostruzione, quella medesima classe borghese che aveva sostenuto Hitler si sia riciclata riproponendo lo stesso apparato moraleggiante di convenzioni sociali, circoli e impegno (anche politico) con il quale aveva supportato il nazismo.
Hans, il giovane clown del titolo, vive a Bonn; non si capisce bene se sia un artista di avanguardia o piuttosto la parodia di una artista di avanguardia; è un fallito. Ma la responsabilità del fallimento della sua esistenza è addossata in buona parte ai suoi genitori, familiari, conoscenti, ex fidanzata, ferventi cattolici dalla morale a doppio standard, disapprovatori delle sue scelte di vita e della sua Weltanschauung, ma in ultima analisi per molti versi peggiori dello stesso Hans. Riaffiora in filigrana la riflessione di Hannah Arendt sulla banalità del male: Hans è pienamente responsabile delle proprie scelte sbagliate e fallimentari, ma meno colpevole di coloro che le proprie scelte, opportunistiche e indifferenti, le hanno compiute ammantandosi ipocritamente di virtù.
Ma l'amaro in bocca è in definitiva lasciato da Hans stesso, che pur vedendo le incongruenze di quelli che erano i suoi cari e della società che lo circonda, non compie nulla per far germogliare la propria condizione di puro e decide di fallire fino in fondo. Una croce, se vogliamo, ma senza alcuna speranza di risurrezione: le opinioni espresse, in fondo, sono solo quelle di un clown.

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Heinrich Böll, Opinioni di un clown, Mondadori, Milano 2001 [1963]