Non posso esimermi dal pensare che si debba trattare di uno strisciante complesso di inferiorità nei confronti del mito-Tafuri, in quanto non credo proprio che tutti coloro che lo hanno inserito nelle proprie bibliografie abbiano effettivamente letto queste 370 pagine comprendendole. Anche perché non so proprio cosa ci sia di rilevante in un libro che assegna ai singoli capitoli-saggi di cui è composto (anche qui, operazione oltremodo discutibile) titoli rigorosamente non pertinenti all'argomento trattato. Dal titolo del volume avevo sempre dedotto che questo dovesse essere uno scritto sulla forma, mentre mi sono scontrato con un incoerente collage di scritti a tema vagamente architettonico piuttosto che vagamente urbanistico, ma che in realtà trattano tutt'altro, tutto e niente al tempo stesso, e che spaziano impunemente da Piranesi alle avanguardie, alle utopie socialiste dell'unione sovietica e della repubblica di Weimar, all'opera di Stirling e di Aldo Rossi, a suggestioni minimaliste riuscendo al contempo a non parlarne affatto (il sottotitolo Avanguardie e architettura da Piranesi agli anni'70 è purtroppo estremamente semplificatore).
I capitali difetti di Tafuri sono la complessità e il citazionismo: ogni singola parola è continuo rimando ad altro, opere ed articoli specialistici di ambiti criminalmente vari che vengono dati per scontati ed allegramente amalgamati in periodi criptici. Per quanto indice di una cultura immensa, tale modo di esprimersi risulta farraginoso, di difficile lettura e faticosa comprensione, e soprattutto non permette nemmeno al lettore medio-elevato di districare nella selva di rimandi il fil-rouge che dovrebbe correre all'interno dei singoli capitoli e tra di essi (anche se devo ammettere che se ne intuisce, lontana, la presenza).
La sfera e il labirinto è un libro ermetico per le azzardatissime e costantemente sottintese sintesi che propone, e proprio per questo non è in grado di svolgere una vera e propria funzione didattica; tuttalpiù può essere per Tafuri un modo di comunicare la propria posizione ad un uditorio almeno altrettanto erudito, ma sicuramente fallisce completamente nel ruolo di trasmettitore del sapere (teoretico piuttosto che pratico), ed ancor più in quello di veicolo di emozioni.
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Contenuti (apparentemente adamantini!!!):
- "L'architetto scellerato": G.B. Piranesi, l'eterotopia ed il viaggio
- Storicità dell'avanguardia: Piranesi e Ejzenštein (con in appedice il saggio di Ejzenštein Piranesi o la fluidità delle forme)
- La scena come "città virtuale". Da Fuchs al Totaltheater (con in appendice Le sovrascarpe della felicità, sceneggiatura di Bruno Taut)
- Urss-Berlino 1922: dal populismo al'"internazionale costruttivista"
- Verso la "città socialista" (Urss 1917-28)
- The New Babylon: i "giganti gialli" e il mito dell'americanismo (in appendice: Una città sotto un unico tetto, di Raymond M. Hood)
- Sozialpolitik e città nella Germania di Weimar (appendice: La socializzazione dell'attività edilizia, di Martin Wagner)
- "L'architecture dans le boudoir"
- Le ceneri di Jefferson