Giustamente annoverato tra i capolavori
del cinema di animazione e tra i più bei film musicali di
sempre. La trama è ovviamente un canovaccio, un pretesto:
“terra felice di Pepperland invasa dai blu meanies e salvata dai
Beatles portati fin lì da Liverpool con un sottomarino giallo”
potrebbe suonare come una scusa per mettere in scena
un’autocelebrazione dei Fab Four, e invece non è così.
I Beatles si prendono in giro, si divertono con il nonsense, i giochi
di parole, i frammenti di testi di canzoni e l’atmosfera
deliberatamente surreale esaltata dalle diverse tecniche di
animazione; il tutto in un’atmosfera flower power che riesce a
tenere a bada e stemperare i lati più oscuri insiti nel
surrealismo fortemente presente nella declinazione visiva di
ambientazioni e personaggi.
Altro punto di forza sono le canzoni
integrate fluidamente nella storia (e a questo punto sono curioso di
fare il paragone con Across the Universe), ancor più
meravigliose se ascoltate in un impianto audio con dolby surround
5.1, incredibilmente fresche e ricche anche a distanza di
quarantacinque anni. La grande assente è Help, evocata dai
dialoghi per tutta la prima metà del film e mai messa in
musica.
Due perle: il Nowhere man, genio
universale più o meno umanoide seduto in mezzo al nulla, che
parla in versi e cerca una sua identità; e i Beatles nei panni
della mitica Sgt. Pepper's lonely heart club band, prima
travestimento e poi autentico alter ego dei quattro di Liverpool
nella terra di Pepperland.
Il film, nella sua stranezza quasi
infantile, travolge (non a caso è diventato caposaldo per
generazioni di bambini britannici), e alla fine viene davvero voglia
di cantare All Together Now nel karaoke conclusivo, noncuranti della
figura da scemi che si rischia di fare agli occhi del vicino di
poltrona.
*****-
Yellow Submarine, di George Dunning, United Artists, United Kingdom 1968