Libello suggerito dal p.s., credo ancora sotto Natale. Oscar ha dieci anni, è in ospedale, sta morendo di leucemia, e non crede in Dio. Nonna Rosa è un'anziana signora, ex lottatrice di catch, che gli fa da dama di compagnia, come probabilmente ha fatto a molti altri ragazzini prima di lui. E gli propone un gioco: vivere ogni giorno come se fosse un decennio, e provare a scrivere a Dio per lettera.
Da queste premesse si dipana un libriccino esile, da bere di un fiato, con molti momenti di intensa poesia, come la storia d'amore con Peggy Blue, ragazzina dall'incarnato azzurro.
Bello, specialmente l'ultima lettera lunga di Oscar, e come coronamento la lettera di nonna Rosa.
****
Eric-Emmanuel Schmitt, Oscar e la dama in rosa, Milano 2004 [2002]
Tuesday 30 April 2013
Thursday 25 April 2013
Harry Potter e i doni della morte - parte 1
A distanza di molti mesi dall'uscita
cinematografica dell'ultimo episodio anch'io finalmente ho iniziato a
riprendere il filo delle trasposizioni filmiche della saga potteriana,
interrotto ormai anni fa con la visione del Prigioniero di Azkaban di
Cuaron, prima soddisfazione dopo i deludenti episodi girati da Chris Columbus.
Il primo dei due film in cui è stato
adattato Harry Potter e i doni della morte risulta nel complesso un po'
lento e discontinuo: i singoli momenti della trama hanno natura episodica,
quasi si snodassero indipendentemente l'uno dall'altro per creare movimento in
una situazione di sfondo che ha come costante l'assenza di idee sul da farsi da
parte di Harry & compagnia; e ciò si nota molto più a livello
cinematografico rispetto al libro, dove il lascito di Silente sembra fungere
meno da deus ex machina per l'avanzamento della storia. Bello
ripercorrere il romanzo mentalmente, visto che il film gli è sostanzialmente
fedele, e visivamente molto ben concepito, con tutti gli interpreti credibili
nelle loro parti.
****-
Harry Potter e i doni della
morte - parte 1, di David Yates, Heyday Films, Warner Bros, United Kingdom 2010
Friday 12 April 2013
Mauro Pesce - L'essenza del cristianesimo
Mauro Pesce appartiene alla corrente agnostica della scuola esegetica bolognese, e ciò caratterizza il suo approccio in modo determinante. Prima parte su Gesù - parole di Gesù, escatologia e remissione dei peccati, sacrificio giudaico. Seconda parte sulla nascita del cristianesimo - pratica di vita di Gesù, problemi di cui Gesù non aveva parlato tipo l'evangelizzazione dei non ebrei. Conclusione: Gesù un grande illuso, sperava l'avvento del regno di Dio, e invece muore (echi bultmanniani?).
La maggiore pecca del libro è l'eccessiva autoreferenzialità: Pesce cita continuamente i propri lavori precedenti, sia scritti in solitaria che in collaborazione con la Destro (sua compagna di vita oltre che di studio). La cosa alla lunga riesce fastidiosa, e soprattutto dà una sensazione di isolamento culturale, quasi che Pesce fosse il solo a portare avanti la sua linea storico-ermeneutica.
***-
Mauro Pesce, Da Gesù al cristianesimo, Morcelliana, Brescia 2011
Wednesday 10 April 2013
Argo
Ero rimasto al Ben Affleck di Pearl Harbor, belloccio e fidanzato con Jennifer Lopez, e non lo avevo degnato di troppa considerazione per una decina d'anni: ritrovarlo in Argo come regista, oltre che come protagonista, me lo ha fatto riscoprire. L'uomo infatti non solo recita abbastanza bene, ma è anche un buon regista, a giudicare dal film.
La storia (ad alta tensione) è quella, realmente avvenuta, del rocambolesco rimpatrio di sei diplomatici americani da Teheran in seguito alla rivoluzione islamica del 1979 nel corso della quale erano riusciti a fuggire dall'ambasciata rifugiandosi a casa del console canadese. La copertura per l'operazione è un falso film di fantascienza intitolato, appunto, Argo: i sei diplomatici per riuscire ad abbandonare l'Iran si fingeranno una troupe cinematografica arrivata da poco alla ricerca di location dove girare; naturalmente, per essere credibile, il film viene prodotto per davvero, con storyboard, pubblicità e ufficio stampa!
Serrato, mai retorico, con una bella evoluzione dei personaggi, equilibrio nelle parabole narrative e un alto livello di tensione nonostante il lieto fine sia noto già in anticipo.
****
Argo, di Ben Affleck, Warner Bros, GK films, Smoke House, USA 2012
La storia (ad alta tensione) è quella, realmente avvenuta, del rocambolesco rimpatrio di sei diplomatici americani da Teheran in seguito alla rivoluzione islamica del 1979 nel corso della quale erano riusciti a fuggire dall'ambasciata rifugiandosi a casa del console canadese. La copertura per l'operazione è un falso film di fantascienza intitolato, appunto, Argo: i sei diplomatici per riuscire ad abbandonare l'Iran si fingeranno una troupe cinematografica arrivata da poco alla ricerca di location dove girare; naturalmente, per essere credibile, il film viene prodotto per davvero, con storyboard, pubblicità e ufficio stampa!
Serrato, mai retorico, con una bella evoluzione dei personaggi, equilibrio nelle parabole narrative e un alto livello di tensione nonostante il lieto fine sia noto già in anticipo.
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Argo, di Ben Affleck, Warner Bros, GK films, Smoke House, USA 2012
Friday 5 April 2013
Александр Исаевич Солженицын | Aleksandr Solženicyn - Arcipelago Gulag (Vol. 1)
Ero stato avvisato del
fatto che Solženicyn fosse pesante, ma non immaginavo di fare una
tale fatica ad andare avanti. Contro ogni mio standard ho deciso di
scrivere qualche considerazione alla fine del primo volume (iniziato
a fine gennaio!), perché continuando con questo passo rischio di
arrivare in fondo al terzo essendomi già dimenticato il primo. A mia
discolpa, Arcipelago Gulag ha in tutto qualcosa come
milleottocento pagine – tre volumi da seicento pagine cadauno
scritti fitti fitti; se sommiamo questo al fatto che l'opera racconta
nei dettagli i meccanismi disumani in cui furono triturati milioni di
cittadini sovietici, il complesso rende il tutto di non semplice
digestione.
Il primo libro è dedicato
all'arresto, all'istruttoria e al trasporto dei detenuti politici
verso il GuLag di destinazione. Il concetto di colpa e di innocenza è
abolito – borghese, controrivoluzionario. Esiste solo l'articolo 58
del codice penale, formulato in modo tale da poter essere applicato
il più diffusamente applicato, con le aggravanti a discrezione della
coscienza rivoluzionaria dei giudici (e da un certo punto in poi
diventa un semplice procedimento amministrativo gestito dalle
troike). Le deposizioni sotto tortura sono la norma; la detenzione
contestuale all'istruttoria è tortura già questa. Condanne a dieci,
e dal 1937 a venticinque, anni di campo di lavoro sono la norma; il
trasporto verso il lager, lungo giorni e notti, è in condizioni di
affollamento impensabili ai nostri giorni (si arrivò a trentasei
passeggeri in uno solo scompartimento); le prigioni di transito
affollate al punto tale che non è possibile usare il bugliolo, e le
più elementari condizioni igieniche vengono meno. In più la
vessazione da parte dei criminali comuni, da parte delle guardie
carcerarie, il cibo razionato oltre misura. Le prigioni zariste della
Russia tecnicamente ancora medievale, se confrontate, erano
trattamenti extra-lusso.
Deprimente, ma
interessante.
***+
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