Tuesday 3 July 2012

Evita

Evita è in assoluto uno dei migliori musical di Webber. Il merito, paradossalmente, non è tanto di Webber, in forma musicale smagliante tra sound latinoamericani, parti rock e ammiccamenti al gregoriano, quanto dei testi di Tim Rice. Quest'ultimo, infatti, forzando il materiale storico (o meglio, appoggiandosi a una biografica che forza il materiale storico) è riuscito a tratteggiare una Evita sfuggente tra luci e ombre, e a fare sì che non sappiamo mai se credere a Evita stessa, che parla in prima persona, agisce, coinvolge, emoziona tutti coloro che la circondano, spettatore incluso, o al narratore, Che, deliberatamente ostile e sostenitore di versioni meno limpide degli stessi fatti. Evita salvatrice del suo popolo o Evita cinica scalatrice sociale? È indifferente, alla fine dei conti. Il film di Alan Parker vola via come un'opera rock, senza una sola battuta recitata, con la palette cromatica desaturata sui toni del seppia, tutto l'inarrivabile stile nel vestire degli anni Quaranta e Cinquanta, e credibili performances sia di Madonna (!) che di Banderas che di Pryce. È valsa la pena di vederlo, finalmente; rimane comunque onorevole il fatto che Evita sia uno dei pochi musical che stiano in piedi da soli, anche senza componente visiva.

Evita, di Alan Parker, Hollywood pictures, USA 1996
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