Tuesday 30 December 2008

Giovanni Allevi - La musica in testa

Regalo di Natale dei genitori, inconsapevoli della bagarre scatenatasi giusto il giorno prima con il concerto di Allevi in Senato e la rovente stroncatura di Ughi.

Il problema fondamentale è che Ughi ha ragione, al di là del (medio) valore della musica di Allevi. Il libro usa esattamente lo stesso tono tra l'agiografico ed il profetico su cui Allevi ha fondato il marketing di se stesso: la storia del musicista geniale, dedito solo alla musica e con tendenze ossessivo-compulsive al limite dell'autismo, che riesce a sfondare grazie al proprio innato talento, alla rivoluzionarietà della sua musica ed alla propria capacità di toccare l'anima delle persone attraverso di essa.
Ed ancora, il giovane compositore che compone addirittura mentre sta eseguendo brani in concerto, che fonde la tradizione classica italiana ed europea con la propria novità gestaltica in una mistura travolgente per l'impolverato panorama musicale internazionale, spalancando le porte ad un nuovo rinascimento in cui arte e vita ritornano ad unirsi, in cui i giovani corrono ad assistere a concerti di musica classica e gli anziani dalle loro torri d'avorio non sanno fare altro che sputare veleno sul da loro incompreso artista estroso e sregolato.

Tutto questo andrebbe bene se Allevi fosse veramente il genio che sostiene di essere. Purtroppo però le sue composizioni non sono portatrici di nulla di veramente eccezionale (anzi: spesso sono monotone, spremono un'idea musicale fino al midollo prima di abbandonarla, e non sono in fondo molto diverse dalla musica per film che lo stesso Allevi critica); il confronto tra l'apporto dell'artista e la sua esagerata risonanza mediatica, talmente stilizzata da offrire il fianco al sospetto di costruzione pianificata, risulta quindi semplicemente impietoso.

*

Monday 22 December 2008

Ideální manžel - Μahenovo divadlo, Brno

Postpremiérové představení nové inscénace slavné hry pod kterou se podepsal Oscar Wilde.

Mladá herecká a režijní generace se těžce podepsala na kvalitě činohry Národního Divadla v Brně: většina "starých", zkušených herců emigrovala do Prahy a Brnu zůstal soubor mladých, místy i talentovaných učinkujících, kteří však sami nejsou schopni udržet vysoko úroveň představení, hlavně na ryze profesionální a technické stránce.

Co se inscénace týče, Wilde by se nejspíše převaloval v hrobě: groteskní pojetí - v zárodku existující i v originálním textu - je záminkou k pseudoavantgardním/satirickým scénickým prvkům (záchodové mísy), těžkopádnému proslovu a úplnému přepsání střední části hry, kde je perlivá Wildovská konverzace přepracována na tři monology jejíž cílem je objasnit minulé vztahy mezi postavami, ovšem v jazykové podobě ze které by v pruderním viktorianském prostředí vypukl společenský skandál.

Nejhrubší chyba je asi právě to všudepřítomné zneuctění viktoriánského ducha, který k Wildovi neodmyslitelně patří a bez kterého jeho hry ztratí terč slovních obratů a postřehů: Wilde je ironický až kritický vůči společnosti, kde žije, avšak bez ni by nemohl být Wildem.

Světlými vyjimkami v jinak zklamajícím diváckém zážitku byli dandy Vikomt Goring, ideální manžel Robert Chiltern, služebnictvo (ze staré herecké gardy) a otáčivý scénický prvek.

**+

  • Režie: Jakub Maceček j.h.
  • Dramaturgie: Martin Kubran
  • Scéna: Miloslav Fekar j.h.
  • Kostýmy: Eva Jiřikovská j.h.
  • Hudba: Mario Buzzi j.h.
  • Hrabě z Cavershamu: Vladimír Krátký
  • Vikomt Goring: Petr Bláha
  • Baronet Robert Chiltern: Martin Sláma
  • Vicomte de Nantack: Petr Rakušan
  • Panmontford Mason: Bedřich Výtisk
  • Phipps: Ondřej Mikulášek
  • Lady Chilternová: Klára Apolenářová
  • Lady Markbyová: Dana Pešková
  • Hraběnka z Basildonu: Sandra Riedlová
  • Paní Marchmontová: Hana Havlicová j.h.
  • Slečna Mabel Chilternová: Erika Stárková
  • Paní Cheveleyová: Jana Štvrtecká

Thursday 18 December 2008

Bianco, rosso, blu, nero, oro: I colori del mito. Da Omero a Shakespeare - Teatro Goldoni

Bianco - Sospensione, attesa, astrazione, splendore
Rosso - Potere, sangue, passione, violenza
Blu - Introflessione, meditazione, assenza di spazio e di tempo
Nero - Abisso, oblio, morte, assenza di luce
Oro - Vita, eros fulgore


Rappresentazione a cura del centro studi classicA, con testi tratti da Odissea, Argonautiche, Sogno di una notte di mezza estate, Agamennone, Coefore, Macbeth, Amleto, Iliade, Supplici, Sette contro Tebe, Riccardo II, Re Lear, Antonio e Cleopatra. 5 colori/atmosfere per 5 pastiches monologo-dialogici incorniciati da intermezzi di musica dichiaratamente contemporanea, aventi come trait d'union la presenza fisica e cromatica di una grande bolla trasparente variamente illuminata nel corso della lettura.
Nel complesso, lo spettacolo è stato piuttosto deludente: breve, senza grandi spunti, ha mancato di quella poesia che invece aveva dato le ali al monologo iliadico recitato da Lo Monaco lo scorso anno.

***-

Con Amanda Sandrelli, Blas Roca Rey
Testi: Monica Centanni
Musiche: Claudio Ambrosini
Elemento Scenico: SPAZIO/Scultura di Lilli Doriguzzi
Consulenza registica: Alessandro Maggi

Tuesday 16 December 2008

Erle Stanley Gardner - Il caso dei dadi truccati

Finalmente un giallo, dopo tante letture più o meno impegnate. Non che il libro non fosse impegnativo: la vicenda delle multiple identità del morto e il mare di personaggi che si accavalla fin dall'inizio della narrazione non rendono facile il mantenimento del filo. Il titolo sembrerebbe relativamente arbitrario, visto che il nocciolo della trama è un gioco di identità e di eredità con scavi nel profondo passato della corsa all'oro nel Klondike (o Yukon che sia); poi però al momento del denouement viene da dirsi che se uno gli avesse prestato attenzione, sarebbe forse giunto alla soluzione da solo.

Gardner alla prima impressione non mi dispiace: ha uno stile leggero, con un umorismo anglofono diverso da quello di Agatha Christie ma non per questo meno apprezzabile: alcune scene del processo in tribunale suscitano decisamente ilarità (non è un caso che Gardner avesse fatto di professione l'avvocato). E il personaggio di Perry Mason, pur non apportando nulla di nuovo sotto il sole alla figura del detective (o meglio - avvocato/detective) è simpatico per la sua indolenza, per il suo lasciar fare il lavoro di ricerca al suo investigatore privato di fiducia, e per l'eterna simpatia reciproca con la segretaria Della.

Sunday 14 December 2008

Palladio 500 anni - Palazzo Barbaran da Porto, Vicenza


Mostra del cinquecentenario dalla nascita del Palladio, allestita in pompa magna a palazzo Barbaran da Porto a Vicenza come produzione del Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio, della Royal Academy of Arts di Londra e del Royal Institute of British Architects, ed il contributo di una serie di personaggi eccellenti quali James Ackerman, Howard Burns, Mario Piana, Aldo Cibic e Giorgio Ciucci.

Divulgativa ma non superficiale, e specialistica ma non troppo, la mostra propone il classico percorso formazione-maturità-lascito attraverso media differenti: dai disegni autografi del Palladio alle ricostruzioni ed alle schede su ville, palazzi ed opere pubbliche, ad una quantità rilevante di modelli a grande scala (peraltro piuttosto terribili nella loro pedissequità, esclusa qualche luminosa eccezione quale lo spaccato di S. Giorgio Maggiore con evidenziata la bicromia tra parti intonacate e parti in laterizio dipinto di rosso). Non mancano infine, e sono forse le presenze più interessanti, disegni dei contemporanei del Palladio, medaglie, sculture, mappe e dipinti.

La mostra è stata occasione per ripassare la teoria di Burns sulla modularità del sistema spaziale palladiano, di confrontare la mano di Palladio con quella (più felice) di Antonio da Sangallo il giovane, ed ha permesso di scoprire un inedito Palladio creatore di disegni di strategia militare.

A cura di Guido Beltramini e Howard Burns. Ottimo logo (Cibic).

Thursday 11 December 2008

Carlo Aymonino - Lo studio dei fenomeni urbani

Testo in bibliografia del primo laboratorio integrato di architettura per la città.
Aymonino cerca di dare un taglio disciplinare allo studio delle trasformazioni sette e soprattutto ottocentesche di città capitali quali Londra, Parigi e Vienna (e, entro certi limiti, Berlino). Il libro è piuttosto deludente - sono argomenti che forse negli anni Settanta, all'epoca della pubblicazione del libro, saranno stati nuovi o addirittura rivoluzionari, ma che per me non fanno altro che confermare quanto già sapevo da altri testi (Aldo Rossi et alii ) e dai corsi di storia dell'urbanistica e dal corso di storia dell'architettura contemporanea parallelo al laboratorio integrato.
Interessante la premessa che viene fatta su Padova, accompagnata dai rilievi degli edifici sui lotti gotici; piuttosto utili le piante di città capitali nel loro sviluppo storico poste a confronto tra loro alla medesima scala.

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Monday 24 November 2008

Dino Buzzati - 60 racconti

Buzzati è uno scrittore strepitoso. Al di là dell'aspetto inventivo e contenutistico, è la sua prosa a renderlo grande: complementare a quella dannunziana, essa scivola avanti senza fatica, con un'eleganza ed una ricchezza impareggiabili, mantenendosi allo stesso tempo sempre asciutta, essenziale, rigorosa.

Il valore come scrittore, poi, è dimostrato e confermato dalla maestria dei suoi racconti. Che si tratti di pezzi brevi, lunghi al più qualche pagina, frammenti brevissimi di un solo paragrafo infilati come perle su un filo tematico, o di racconti lunghi con uno svolgimento narrativo generoso, il soggetto non è quasi mai banale e basta un guizzo dell'inventiva buzzatiana a trasformare tutte le situazioni, anche le più consuete. I filoni perseguiti sono vari: spesso ha la meglio il Buzzati disperato che vede il destino segnato ed inesorabile fin dalla prima frase; più di rado la parabola del racconto segue una traccia dolceamara per culminare nella felicità pura (come nel racconto di Natale); sovente racconti della normalità sono sovvertiti da improvvise svolte grottesche, soprannaturali o fantastiche: ed in tutti questi casi Buzzati, da vero poeta, spalanca la porta della fantasia traghettando il lettore oltre la soglia in modo ugualmente potente e discreto.

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Sunday 16 November 2008

Cornelia Funke - Il re dei ladri

2 Milioni di copie vendute per un libro di cui al principio della lettura non comprendevo il senso.
Si tratta infatti essenzialmente di un romanzo per bambini, con due fratellini orfani scappati a Venezia per non venire separati dai progetti di adozione della zia, una banda di ragazzini senzatetto che dorme in un vecchio cinema, il loro capo che si fa chiamare Re dei ladri, un improbabile investigatore privato giocondo e una fotografa filantropa.
La trama si dipana da principio in modo stanco e un po' forzoso; è solo quando il Re dei ladri viene ridotto a ciò che effettivamente è - il gioco avventuroso di un ricco bambino vivente in una prigione dorata - che l'elemento misterioso prende il sopravvento, rendendo interessante la storia. Felice è l'elemento soprannaturale della giostra che permette di ringiovanire ed invecchiare, e felice è anche il corollario di personaggi tratteggiati con i colori decisi e spensierati delle avventure per ragazzi.

Meno felice è la scelta di ambientare la storia a Venezia, che non diventa mai veramente protagonista nonostante l'ostentazione dei toponimi cerchi di mascherare una conoscenza puramente turistica della città, e che come sfondo del racconto potrebbe essere intercambiabile con qualsiasi altro luogo.

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Saturday 15 November 2008

Vacanze romane

Primo ruolo da protagonista per Audrey Hepburn, che con un provino strepitoso strappò la parte a Liz Taylor. La storia è quella, rovesciata, di Cenerentola: dopo un esaurimento nervoso dovuto alle pressioni suscitate dalla lunga serie di visite di stato, la principessa di un non nominato paese, sedata, scappa dal palazzo dov'è ospitata a Roma e si addormenta su una panchina dell'Urbe. Viene recuperata ed ospitata controvoglia da un giornalista, che una volta intuita la sua identità, fiutando lo scoop, le organizza una lunga giornata di vacanza, finendo per innamorarsene.

Supercarismatico Gregory Peck (per me nuova scoperta cinematografica), indimenticabile Audrey Hepburn (assai più affascinante che nel successivo Sabrina); i toni sono sempre garbati, la trama bilanciata, ed il finale dolceamaro segnato dal ritorno ai rispettivi doveri e dalla lealtà reciproca prima di uscire per sempre l'una dalla vita dell'altro è perfetto.

****+

Wednesday 12 November 2008

Gianni Fabbri - Venezia, quale modernità. Idee per una città capitale.

Suggeritomi da Ciacci in seguito alla mia richiesta di bibliografia che dia un taglio meno usuale alle questioni veneziane, il libro è un'analisi dei territori della Grande Venezia. Non si tratta però di un'analisi fine a se stessa: Fabbri ragiona con mentalità progettuale, individuando gerarchie, sistemi spaziali e funzionali, e presupponendo una certa conoscenza dello status quaestionis da parte del lettore, cosa che gli permette una scrittura più agile.
La migliore intuizione è probabilmente l'individuazione dell'asse Marghera - S. Giuliano - Canale della Giudecca - Bacino di S. Marco - Lido come polarità di concentrazione delle trasformazioni, e la conseguente necessità di ragionare su di esso come su di un sistema unitari anche a livello progettuale.

Un grande pregio del libro è inoltre la sua relativa novità: pubblicato nel 2005, a distanza di 3 anni permette ancora un approccio relativamente fresco alla problema veneziano ed alle sue dinamiche presenti e future.

***++

Giù al nord

Bienvenue Chez Les Ch'tis è il titolo originale di questo film sui pregiudizi approdato da noi dopo aver sbancato la Francia. Les Ch'tis sono gli abitanti della regione Nord-Passo di Calais, dove viene spedito in sanzione disciplinare un direttore delle poste residente nell'assolata Provenza. Le voci che circolano sul Nord sono terribili: freddo, neve, gente rozza e dalla parlata incomprensibile (e tutto il film si regge su una serie di gag a questo proposito), ma ben presto Philippe stringe amicizia con i locali, ed è conquistato dalla loro dolcezza ed ospitalità. E il momento più accorato, ancorché previsto fin dall'inizio, è il nuovo trasferimento: perché chi viene al Nord piange due volte: di disperazione quando arriva, e di nostalgia quando se ne va.

L'eccellente scuola di doppiaggio italiana ha fatto un magnifico lavoro nella traduzione: un film praticamente intraducibile a causa dei suoi giochi di parole tra il francese e lo Ch'ti-mi è stato reso costruendo parola per parola la lingua del Nord, inventando di fatto un nuovo idioma assemblando pezzi dialettali italiani e conservando la dolcezza della pronuncia ed i discostamenti dalla lingua ufficiale - nel nostro caso l'italiano.

Il regista, Dany Boon, originario del Nord-Passo di Calais e convertito all'ebraismo, recita la parte di Antoine.

*****-

Monday 10 November 2008

Francesco Dal Co (a cura di) - 10 immagini per Venezia

Il libro raccoglie i 10 progetti del concorso di idee per l'area ex Saffa (Cannaregio ovest) tenutosi alla fine degli anni Settanta, costituendo di fatto un catalogo della mostra ospitata presso l'ala napoleonica nell'aprile 1980. Lo scritto di Dal Co funge da introduzione e spesso da chiave di lettura, mentre protagonisti sono i 10 progetti con i loro testi di corredo e le loro immagini.

Raimund Abraham (con Kevin Bone, Joseph Levine) propone un sistema di piazze dalle geometrie rigidissime, basate sul quadrato, chiamato Città della duplice visione. L'elemento lungo del Muro dei viaggi perduti interfaccia l'intervento con l'area della stazione nei pressi di Lista di Spagna, mentre due rette ortogonali tra loro poste ad angolo quasi arbitrario individuano nella loro intersezione una Torre della Sapienza, elemento aghiforme nella Sacca della Misericordia.

Carlo Aymonino
(con Vanna Fraticelli, Carlo Magnani) riempie il vuoto liberatosi con due interventi a modulo iperripetitivo, in cui è la spazialità delle stecche di duplex ad avere il sopravvento, cercando allo stesso tempo caratteristiche di venezianità.

Peter Eisenman (con David Buege, John Nambu, Joan Ockman) parte dalla griglia corbusieriana per dare origine a piccoli eventi localizzati sui suoi nodi o nel mezzo delle sue maglie, scandendo in questo modo uno spazio liberato di tutte le funzioni industriali precedenti.

Le Tredici torri di guardia di Cannaregio di John Heiduk sono affacciate su un campo grandissimo, pavimentato con tante lastre di pietra quanti sono gli anni della nostra era. Un progetto pessimista, come rimarca Dal Co, visionario, che si mette in scena sotto forma di racconto ed immagini tra il fantastico ed il metafisico e che si ricollega al progetto precedente di Heiduk del Cimitero delle ceneri del pensiero. Le torri sono divise in stanze sovrapposte, abitate da 13 persone (o meglio, personae) scelte dalla città; sulla stessa piazza vi è la Casa di colui che rifiutò di partecipare.

Bernard Hoesli (con Beat Affolter, Gérard Butz, Daniel Gerber, Jürg Jansen, Luca Maraini, Theo Meyer, Andy Raeber, Bruno Scheuner, Tobi Stoeckli, Ursula Z'Graggen) mette insieme pezzi di città in modo quasi "analogo", ma partendo con i piedi ben piantati per terra: per rivitalizzare l'area concentra i suoi sforzi sul fare sì che l'abitare a Cannaregio ovest diventi un'esperienza glamour, introducendo funzioni di prestigio e spazi di rappresentanza come la calle dei negozi.

Rafael Moneo riprende le linee tracciate dalle geometrie dell'ospedale di Le Corbusier, facendo notare la natura piatta di una città orizzontale sull'acqua, i cui edifici si presentano all'occhio sempre col fronte, verticale e bidimensionale.

Valeriano Pastor
(con Maria Pia Cunico, Lorenzo Marcolin, Silvio Paolini e Renato Rizzi) si distingue per un ferreo ed interessantissimo testo suggerente una suddivisione analitica degli spazi veneziani a seconda dell'organizzazione - a manica lunga, che connette molti organismi funzionali mediante il principio del portico/galleria anche sopraelevato; a zattera, con volumi arenati nello spazio vuoto che vanno ad occupare; mediante binomio chiesa-ponte (Scalzi, S. Geremia-Guglie, S. Giobbe-Tre archi), o mediante il semplice fondo oro o bianco che costituisce astrazione spaziale suprema.

Brillante l'intervento di Gianugo Polesello e Giuseppina Marcialis (con Pier Luigi Grandinetti e Franca Pittaluga), che a forme intelligenti di rappresentazione uniscono una logica trasportistica, proponendo un terminal acqueo ed apparati per lo scambio intermodale con ferro e gomma; resta da parte il ragionamento sugli spazi veneziani.

Non spregevole, ma probabilmente sopravvalutato l'apporto di Aldo Rossi (con Giulio Dubbini, Aldo De Poli e Marino Narpozzi), che si ferma alla realizzazione di un terminal acqueo e di retrostante albergo/muro, senza scendere nello specifico della natura spaziale di Venezia.

Deludente il progetto di Luciano Semerani (con Adriano Cornoldi e Filippo Messina), che dopo aver analizzato le tipologie di insule veneziane non giunge ad una proposta chiara.

Friday 31 October 2008

Joseph Ratzinger - Gesù di Nazaret

Primo approccio all'opera di Joseph Ratzinger, nonché primo libro pubblicato dal teologo tedesco dall'elezione al soglio pontificio.

Ratzinger analizza Gesù con occhio cristiano, senza per questo rinunciare ad una sistematica meticolosità in un approccio che integra dati storici, interpretazione storiografica, esegesi della scrittura e vera e propria catechesi; il tutto in un testo che studia Gesù Cristo soprattutto nel contesto della sua vita pubblica, partendo quindi dal battesimo e finendo però con la trasfigurazione, scelta che prelude alla pubblicazione di un secondo volume, conclusivo.

Estremamente ricchi sono gli spunti di catechesi, particolarmente felici in due grandi aree tematiche: l'annuncio del Regno di Dio inteso come "essere Signore di Dio", e il Discorso della montagna nelle sue grandi parti costituite dalle Beatitudini e dall'istituzione del Padre Nostro, che viene sviscerato verso per verso.

Di grandissimo valore è infine la considerazione di partenza: perché la casta sacerdotale ebrea avrebbe dovuto chiedere la crocifissione di Gesù se questi fosse stato un messia politico? I sacerdoti lo hanno invece fatto crocifiggere per il suo messaggio teologico, per essi blasfemo in quanto implicante che egli fosse davvero il Figlio di Dio. Ed ancora, non è più probabile che la cristologia di I secolo si fondi su una realtà piuttosto che su un'invenzione "dogmatica" di per sé controproducente nel contesto romano/ellenico/giudaico dell'epoca?

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Thursday 30 October 2008

Biennale di architettura 2008: architecture without building.

Architecture without building è lo slogan dell'undicesima mostra internazionale di architettura ospitata alla biennale di Venezia e curata da Aaron Betsky.

Il problema fondamentale è che Betsky è uno storico dell'arte: il suo approccio è quello, a ragione ipercriticato, che fa dell'architettura un'arte figurativa sottostante alla logica dell'ars gratia artis. Di conseguenza, le installazioni tendono all'autoreferenzialità, sottraendosi in gran parte dei casi a ragionamenti progettuali in favore di figurazioni più o meno riuscite, ed il visitatore si trova a passare dalle monadi leibnitziane, critiche nei migliori dei casi, delle Corderie dell'Arsenale e del Padiglione Italia alle stratificazioni bulimiche di progetti ospitate dai padiglioni nazionali, illeggibili nei tempi compressi che la visita ad un'esposizione impone.

Eccezioni notevoli sono state in questo senso la città per macchine volanti presentata da MVRDV; s1ngletown, insieme di dispositivi spaziali per persone che vivono sole in un mondo sempre più popolato, ideata da un collettivo olandese, e la sempre olandese presa in giro delle ultime tendenze progettuali (sotto forma di fotomontaggio); apprezzabili (finché non se ne legge l'abstract) la megastruttura astronaviforme francese ed il canyon/caverna-teatro, forse perché giocando con le grandi dimensioni accendono l'immaginario dei sogni erotici proibiti di un architetto.
Le cose più fastidiose alla fine però non sono le installazioni dall'ermetismo programmatico, quanto quelle che sembrano voler gridare a squarciagola "Natura!", "Verde!", o "Sostenibile!", senza per questo porsi in modo riflessivo rispetto a questi temi, prediligendo una retorica del colore e dell'alberello facile.

** (*** solo perché in quanto Biennale stimola comunque la mente).

Wednesday 22 October 2008

Vilayur S. Ramachandran, Che cosa sappiamo della mente

Uno dei più importanti neurobiologi del mondo introduce il laico alla sua disciplina, spiegando esperimenti e teorie attraverso una carrellata di casi disfunzionali.
La materia è interessante, il taglio non dichiaratamente sensazionalistico nonostante la curiosità dei casi trattati: tutte le carte in regola per essere un libro abbastanza serio e piacevolmente leggibile.

Non mancano i risvolti inquietanti - uno fra tutti lo sfasamento temporale tra volizione a livello cerebrale e sua emersione cosciente, che forse avrebbe mandato in crisi il povero Schopenhauer.

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Wall-E

Nono lungometraggio di animazione e nuovo capolavoro targato Pixar.

Wall-E è un robottino programmato per smaltire rifiuti su una Terra apocalitticamente ridotta a gigantesca discarica. La scoperta di una pianticella e l'incontro con la sonda EVE lo coinvolgeranno in un'avventura che porterà alla salvezza del genere umano, evacuato su un'astronave governata da un computer stile 2001 odissea nello spazio.
Wall-E è tenerissimo nonostante, o forse proprio perché dice 4 parole in tutto, il film intelligentissimo e divertente (anche se leggermente sotto le aspettative generate dalla critica); piuttosto inquietanti le immagini di fusione tra governo e commercio, umanità obesa immersa in apatiche comunicazioni virtuali e surrogati di natura, e completa automatizzazione conducente di fatto alla deresponsabilizzazione dell'individuo.

Come da tradizione, il film è preceduto da un corto. Quello di quest'anno, Presto, narra le peripezie di un prestigiatore alle prese con un cappello magico e il suo coniglio che non collaborerà finché non gli verrà data la sua carota - il tutto in stile Looney Tunes.

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Monday 20 October 2008

Elena Colombo - Schopenhauer e l'antropologia della dissonanza

Opera prima di mademoiselle Helène, nata dall'evoluzione della tesi di laurea triennale brillantemente discussa nella sessione estiva 2007-2008, il libello va ad analizzare le connessioni tra musica e filosofia a partire dalla visione presentata da Schopenhauer nel Mondo come Volontà e rappresentazione: il libro del Mondo infatti è di per sé ricco di riferimenti musicali, e non è un caso che Schopenhauer tracci un'analogia tra la Volontà e la musica, in questo senso dissimile da tutte le altre arti in quanto non costituisce rappresentazione.

Il libro prosegue seguendo da un lato il percorso di emancipazione della dissonanza che tra Otto e Novecento portò al dissolvimento del sistema tonale e dall'altro il contributo filosofico schopenhaueriano e nietzscheano, risultando interessante soprattutto per l'analisi del movimento melodico e i passaggi più marcatamente musicologici in cui viene trattata la struttura armonica dell'accordo "consonante" skrabiniano.

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Friday 17 October 2008

Vero come la finzione

Geniale film di Marc Forster, primo titolo della terza rassegna di cinema e psicanalisi tenuta presso la biblioteca civica.

Harold Crick (Will Ferrel) è un ispettore delle tasse del governo americano con comportamenti fobico-ossessivi che ad un certo punto della propria vita inizia a sentire nella sua testa un narratore onnisciente in terza persona raccontare le sue azioni. Parallelamente, nella stessa città, una scrittrice in preda a blocco creativo, tallonata dall'assistente inviatole dalla casa editrice, cerca il modo di far morire Harold Crick, l'ispettore delle tasse protagonista del suo ultimo romanzo. Il film verte interamente sulle ossessioni di Harold (che alla fine sono ossessioni proiettate da Kay Eiffel, a sua volta ossessionata e tabaccomane scrittrice in crisi), sul suo progressivo aprirsi al mondo affettivo grazie all'incontro con la bella fornaia Ana Pascal, e sulla sua ricerca della "storia" in cui si trova con l'aiuto di un professore di letteratura - il tutto in chiave tragicomica. Il cast (stellare: Dustin Hoffman, Maggie Gyllenhaal, Queen Latifah ed Emma Thompson) pare essersi divertito a calarsi nei rispettivi ruoli, e così il film scivola via leggero ed ammiccante, finendo per avere come protagonisti il soggetto e la sceneggiatura. Superarchitettonici gli effetti con cui viene rappresentata l'ossessione numerica e misuratrice di Harold.

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Friday 19 September 2008

I dolori del giovane Werther

Capolavoro giovanile di Goethe (miseramente plagiato da Foscolo nel Jacopo Ortis), il Werther è un libro probabilmente per molti versi immaturo, eccessivo nel romanticismo esasperato di cui è pregno; e tuttavia allo stesso tempo vi sono presenti una saggezza ed una maturità impensabili per essere il prodotto di un giovane al suo secondo scritto - per quanto non sia un mistero che Goethe l'abbia rimaneggiato a distanza di quasi vent'anni.

Werther è - come bene dice Mann - il prototipo di ogni poeta, privato però di quel fuoco sacro che gli permette di volgere l'impulso autodistruttivo del πάθος in forza creativa, liberandosene attraverso la scrittura. Werther è sensibile, colto, intelligente e pieno di amore: la sua tragedia (e la sua grandezza) è quella di non aver saputo imbrigliare il proprio temperamento a favore di una sicurezza quotidiana; la sua debolezza quella di non essere stato in grado di vivere il proprio dolore fino in fondo.

Io la vedrò! - così dico al mattino, quando mi desto e con tutta letizia rivedo la bella luce del sole - io la vedrò!
E per tutto il giorno non desidero altro.
Tutto, tutto naufraga in questa speranza.

Sì certo, io sono un viandante, un pellegrino sulla terra. E che siete di meglio, voi?

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Sunday 14 September 2008

Tromba e organo - Salsa

Secondo del consueto ciclo di concerti d'organo settembrini a Salsa, questa volta nella sempre apprezzabile versione organo e tromba.

Commovente la serenità olimpica di Händel, meno felice il Mozart organistico, una conferma l'inappuntabile Telemann, forse eccessivamente veloce il bis - la cantata di Bach. L'organo Ferrari dimostra una piacevole pastosità nel suono, messa a frutto principalmente con Bossi, mentre una registrazione più attenta ne avrebbe dimostrato meglio la versatilità in ambito barocco. La vera scoperta però è stato Jehan Alain, entrato di prepotenza tra i miei beniamini musicali (nel cui novero non si è accreditato il finora da me misconosciuto Schumann, i cui brani erano decisamente *brutti*).

Tromba: Diego Cal
Organo: Elisa Fontana

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Programma:

  • Georg Friedrich Händel, Suite in re maggiore per tromba e organo: Ouverture - Air (Minuetto) - Gigue - Bourrée - Marcia
  • Robert Schumann, Studî in forma di canone, op. 56: #1 Nicht zu schnell - #3 Andantino - #5 Nicht zu schnell - #6 Adagio
  • Johann Sebastian Bach, Aria "Seufzer Trännen, Kummel, Not"
  • Johannes Brahms, Preludio e fuga in sol minore
  • Wolfgang Amadeus Mozart, Alleluia dal mottetto "Exultate, Jubilate" K 165
  • Maurice Duruflé, Prélude sur l'Introït
  • Jean Alain, Postlude pour l'Office de Complies
  • Marco Enrico Bossi, Stunde der Freude, Op. 132 n. 5
  • Georg Philip Telemann, Concerto in re maggiore: Adagio - Allegro - Grave - Allegro

Wednesday 27 August 2008

Jesus Christ Superstar

Musical che forse per primo ha incarnato alla perfezione la nuova categoria di "opera rock", e sostanzialmente per una delle sue caratteristiche più peculiari: non vi sono dialoghi né voce fuori campo, e l'avanzamento del racconto è affidato esclusivamente alle canzoni; rivoluzionario al momento della sua uscita, a distanza di trentacinque anni si è forse un po' appannato, senza per questo perdere in forza comunicativa.

Il film segue il racconto della Passione di Gesù, messa in scena da un gruppo di hippie nel deserto. Enfasi è data ai risvolti politici della condanna di Gesù da parte del Sinedrio ed alle implicazioni date dalle aspettative zelote; non manca allo stesso tempo un certo sguardo introspettivo che, più che l'attualmente iperenfatizzato ruolo di Maria Maddalena, getta in nuova luce la persona di Giuda Iscariota, compagno e discepolo fedele il cui tradimento è letto come un atto di gelosia.

Ovviamente Carl Anderson (Giuda) ha una voce di gran lunga superiore a Ted Neeley (Gesù); il mondo però non era ancora pronto per un Gesù nero...

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Sunday 24 August 2008

Le relazioni pericolose

Trasposizione cinematografica dell'omonimo romanzo epistolare di Choderlos de Laclos, con un cast stellare (John Malkovich e Glenn Close nei ruoli del visconte di Valmont e della marchesa di Merteuil, Keanu Reeves Michelle Pfeiffer come presidentessa de Tourvel e dei giovani Keanu Reeves e Uma Thurman rispettivamente come Danceny, e la piccola Cécile Volanges) e la regia di Stephen Frears (talentuoso già allora).

Pur trattandosi di un buon film, il libro è decisamente superiore: lo charme e le ottime performances dei protagonisti non cancellano una sensazione di fretta per cui il susseguirsi degli eventi assume un tempo innaturalmente più rapido di quello pacato e progressivo del romanzo; la stessa maturazione psicologica dei personaggi appare affrettata, rasentando a volte la mancanza di coerenza; ciò nonostante, il visconte e la marchesa rimangono personaggi assolutamente impareggiabili, ed ineguagliabile è l'atmosfera di fine settecento, con la rivoluzione francese ancora apparentemente lontana.

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Saturday 23 August 2008

L'insostenibile leggerezza dell'essere

Strana trasposizione cinematografica dell'omonimo strano romanzo di Kundera basato su un triangolo/quadrato di affinità elettive. Il film mantiene intatta la caratteristica più peculiare della scrittura dell'autore - il suo collocare in modo molto libero una accanto all'altra le immagini in un modo per cui viste ad una certa distanza temporale esse formano il quadro unitario e narrativamente coerente che al momento della visione diretta sfugge.
Esteticamente assai ben fatto, il film ha tra i punti di forza una bella, seppur non vistosa, fotografia, un Daniel Day-Lewis fisicamente ed espressivamente in stato di grazia, una Juliette Binoche ancora acerba ma per questo forse più dolce e una Lena Olin artista incostante, introspettiva e sensuale.

Sullo sfondo, l'occupazione della Cecoslovacchia nel 1968 e le sue conseguenze sull'esistenza quotidiana delle persone.

****+

Wednesday 20 August 2008

Mrs. Henderson presents

Deliziosa commedia britannica, diretta dall'eclettico Stephen Frears, con una impeccabile Judi Dench nel ruolo protagonista, è l'ennesima prova della superiorità dell'umorismo inglese sia quanto a sceneggiatura che quanto a dialoghi. Il film inizia in tono leggero, con sticomitie in cui trionfano le battute caustiche di Mrs. Henderson, una donna energica, volitiva, disincantata ma allo stesso tempo idealista e non priva della propria porzione di dolori; l'apertura del teatro, le scaramucce con il direttore di Mrs. Henderson è croce e delizia, l'innovazione della programmazione con i tableaux vivants di ragazze nude e il successivo successo culminano nell'arrivo della seconda guerra mondiale.

Nella nuova, drammatica luce delle circostanze belliche, il Windmill Theatre diventa rifugio materiale e oasi di gioia per migliaia di giovani soldati che in una Londra squassata dai bombardamenti, fanno esperienza di joie de vivre e della bellezza del corpo femminile, prima di partire per il fronte verso una morte alquanto probabile.

Basato su una storia vera.

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Tuesday 19 August 2008

Il cavaliere oscuro

Secondo film del "nuovo" Batman, portato sullo schermo da Christopher Nolan ed impersonato da Christian Bale. Fedele ai modi di Batman begins, la saga continua nell'intento di mantenere un certo realismo (per quanto senso ciò possa avere in un film di questo genere) parallelamente ad una visione cupa, violenta ed a tratti quasi opprimente.

La trama è ricca, complessa, e maneggia temi etici rilevanti senza per questo cadere in semplificazioni manichee: la responsabilità del singolo nei confronti di altri singoli e della collettività, la follia, il senso dell'ordine e del caos. I tre personaggi principali Batman, Joker e Harvey Dent portano segni di non accettazione del proprio sé, mostrando la necessità di crearsi un alter ego senza il quale non riuscirebbero a vivere. Lo stesso Batman non risulta senza macchia: a fungere da garante per il suo operato è la costante e ferma presenza di Alfred.
Tutta la seconda parte del film infine è imperniata sul tema del caos: Joker è uno psicopatico di tendenze anarchiche, che lavora rovesciare l'ordine costituito e mostrare l'insensatezza di qualsiasi piano; Batman, di fatto il suo completamento, è protettore e promotore dell'ordine tendenzialmente a qualunque costo. Anarchia versus totalitarismo: e se per un momento lo spettatore è indotto ad abbracciare il secondo per combattere la prima, gli eventi della trama convergono su un'impostazione etica complessa, in cui anche scelte "giuste" portano a conseguenze "sbagliate", senza per questo giustificare i mezzi in virtù del fine.

Eccezionale la prova d'attore di Heath Ledger nei panni di un Joker decisamente disturbante, sorprendente il doppiaggio di Santamaria, che mai avrei associato alla voce cavernosa di Bruce Wayne versione Batman.

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Friday 15 August 2008

Sabrina

Per quanto mi piacciano le commedie anni Cinquanta e per quanto apprezzi Audrey Hepburn, non sono riuscito ad entusiasmarmi per questo film che pure le valse la nomination all'oscar. I dialoghi sono, come al solito per l'epoca, eccellenti, ma il film risulta un po' prevedibile e penalizzato dall'eccessiva severità di Humphrey Bogart (che pure qui ho visto per la prima volta) e dal fatto che la parabola di Audrey sia ancora agli inizi: nei film successivi il suo fascino ed il gusto nel vestire cresce esponenzialmente (di Vacanze Romane non parlo, non avendolo ancora visto!).

Molto belli gli interni architettonici della sede newyorkese dei Larrabee.

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Magdi Cristiano Allam - Grazie Gesù

A fronte dell'insistenza di Bruno, che dopo aver acquistato e letto il libro non ha cessato di incitarmi a leggerlo, mi sono finalmente deciso a prendere in mano l'opera prima post conversione di Magdi Cristiano Allam. Pur non apprezzando molto il suo stile di scrittura né la disorganicità "giornalistica" con cui è impostato il libro (che porta avanti in parallelo il racconto della ricezione di battesimo, cresima e comunione la scorsa Pasqua a S. Pietro, i ringraziamenti a un centinaio di persone e la critica all'islam), sono rimasto favorevolmente colpito dalla lucidità con cui Allam porta il suo ragionamento al di là dei canonici eccessi del neofita.

L'islam descritto sulle basi della sua vicenda storica è una religione oscurantista, fondata da un uomo violento e diffusa sistematicamente con l'uso della forza; i medesimi principî si ritrovano ad ogni pié sospinto nel suo testo sacro, il corano, che insieme alla sunna costituisce l'unica fonte di verità, di diritto e di legge accettata. Su queste basi non può esistere un islam moderato ed aperto al dialogo: possono esistere piuttosto singole persone moderate ed aperte al dialogo, di religione islamica ma con una scala di valori che mette al primo posto i diritti fondamentali dell'uomo.

Per Allam la colpa maggiore dell'occidente è quella di continuare a tutelare le minoranze islamiche, giungendo per questo addirittura a calpestare il proprio retaggio culturale fatto di radici cristiane e delle conquiste illuministiche - libertà di espressione in testa. Il politicamente corretto si è trasformato in islamicamente corretto: qualsiasi cosa rischi di offendere la sensibilità dell'islam viene censurata senza pietà, sia essa un insulto gratuito o l'espressione del più alto patrimonio artistico e culturale della civiltà occidentale, mentre allo stesso tempo si calpestano sistematicamente i pilastri su cui l'Europa e l'Occidente da essa partorito ha portato avanti tre millenni di civiltà. 

***+

Monday 14 July 2008

Michael Ende - Lo specchio nello specchio

Raccolta di racconti dal fascino decisamente particolare, in un percorso che porterà Ende a scrivere, un decennio dopo, La prigione della libertà. Lo scrittore affronta il pubblico adulto con una serie di brevi storie a carattere fantastico, accomunate dalla loro possibilità di farsi specchio alle esperienze personali del lettore, alla sua interpretazione, a tratti in tono tragico, a tratti in tono onirico, a tratti invece con tutta la tacita forza eloquentedell'ermetico. E se anche un singolo racconto può non piacere, la gratificazione del lettore passa anche dal senso di unità che emerge una volta che in ogni nuovo incipit viene ritrovato un riferimento di qualche fatta al racconto che lo precedeva.

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Sunday 13 July 2008

Intrigo a Stoccolma

Adattamento cinematografico di un romanzo di Wallace uscito solo l'anno prima; il regista Mark Robson ricicla le proprie esperienze di sceneggiatore di Hitchcock (primo fra tutti, Intrigo internazionale).

Il Nobel americano per la letteratura Andrew Craig (un bellissimo Paul Newman in forma smagliante), alcolista e donnaiolo, a Stoccolma per ritirare il premio insieme ai colleghi degli ambiti della chimica, medicina, fisica, scopre un complotto ordito per rapire il Nobel per la fisica Max Stratman e portarlo in unione sovietica, sostituendogli un sosia che faccia sembrare il passaggio al blocco sovietico una libera scelta dello scienziato. Naturalmente all'inizio non gli crede nessuno; il lieto fine invece è d'obbligo.

Ennesima prova del fatto che una volta i dialoghi li sapevano scrivere, e che qualsiasi situazione può essere resa comica senza per questo scadere nel grossolano.

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Thursday 10 July 2008

300

L'unica ragione per cui ho ceduto e ho gettato due ore della mia vita nella visione di 300 è il fatto che è diventato una di quelle icone che Roland Barthes si divertiva a vivisezionare.

Zack Snyder dirige l'adattamento cinematografico dell'omonima novella grafica di Frank Mills, non nuovo a questo genere di operazioni (visti i precedenti con Sin City): il risultato è un delirio esaltato in cui l'episodio spartano delle Termopili e la stessa trasposizione del fumetto (perché tale è) non sono che pretesti per mostrare due ore di battaglie coreografiche, sangue decorativamente ineccepibile, e una massa di uomini iperpalestrati, seminudi e grondanti testosterone. Gerard Butler come Leonida ci fa la sua bella figura - sono comunque lontani i tempi del kitch melodioso e di classe del fantasma dell'opera schumacheriano - mentre Rodrigo Santoro come Serse icona gay e un po' fetish è irriconoscibile. Per chi lo conoscesse: io neanche sapevo di averlo intravisto in versione surfer belloccio e lungichiomato in uno dei due Charlie's Angels...

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Tuesday 3 June 2008

Contro Ratzinger

Libello anonimo, come si usava fare nel Seicento quando i rischi di inquisizione erano reali: l'autore, di medio-alta estrazione culturale, compone, un po' per gioco e un po' per davvero, una critica peraltro nemmeno eccessivamente fanatica del pensiero e dell'operato di papa Ratzinger, confrontandolo a tratti con il suo illustre predecessore e vivisezionandone le presunte e reali debolezze filosofiche.
La principale accusa mossa a Ratzinger è quella di essere un moderno critico della modernità, cioè di usare per la critica all'impianto scientista strumenti da esso stesso prodotti; la sua seconda debolezza sarebbe in estrema sintesi quella di agitare lo spauracchio di un futuro nefasto come principale argomentazione alle proprie tesi.

Il libretto è ben impostato, molte delle considerazioni sono fondate e ben sostenute; allo stesso tempo tuttavia presenta numerosi passaggi che rasentano la disonestà intellettuale, laddove l'autore tenta deliberatamente di forzare le parole per ridurle a sfere di significato a lui favorevoli (esemplare in questo senso la definizione di Ratzinger come di relativista, per il suo sostenere che l'essenza dell'uomo si manifesta in relazione con Dio).

In mancanza di un autore identificabile, l'editore (ISBN edizioni) si assume, la piena paternità delle idee espresse.

Monday 12 May 2008

Шостакович, Dvořák, Martinů, Janáček - Teatro La Fenice

Terzultimo concerto della stagione cameristica alla Fenice, è stato un po' una delusione: attirato dallo spirito nazionalistico che, leggendo i nomi di Dvořák, Martinů, Janáček oltre a quello del mio amato Šostakovič si è buttato con entusiasmo in un'operazione di coltivazione delle radici culturali, mi sono scontrato con un programma che non ha reso giustizia ai compositori: si trattava infatti generalmente di brani minori. Notevole eccezione, le sei liriche di Марина Ивановна Цветаева (Marina Ivanovna Cvetaeva), cantate benissimo dal contralto Sara Mingardo, con meritatissime ovazioni del pubblico. Carini il Preludio, dissonante fino a risultare cacofonico, e lo scatenatissimo Scherzo; bello il Notturno, sostenuto dal pizzicato del contrabbasso e dalla nota tenuta di violoncello su cui spiravano ariosissimi violini; Martinů ha tutto lo spirito ceco di Smetana e Janáček, declinato in una serenità non compromessa dalle dissonanze novecentesche; deludente infine la Suite di Janáček, priva di personalità e classicheggiante - e me ne dolgo se non altro per il rispetto programmatico che devo al maestro moravo.


Interpreti:
  • Sara Mingardo - Contralto
  • Ilario Gastadello - Viola
  • Maurizio Valmarana - Violino
  • Camerata Marciana
Programma:
  • Дмитрий Шостакович (Dmitrij Šostakovič), Preludio e scherzo per ottetto d'archi Op. 11 ***+ (lo scherzo ++)
  • Antonín Dvořák, Notturno per archi in si maggiore, Op. 40 ****
  • Bohuslav Martinů, Divertimento per violino, viola e piccola orchestra. Serenata IV ****--
    Andante - Andante moderato - Allegretto
  • Дмитрий Шостакович, Sei liriche su testo di Марина Ивановна Цветаева, Op. 143 bis ****
    Ai miei versi - Da dove questa tenerezza? - Dialogo di Amleto con la coscienza - Poeta e zar - No! Rullava il tamburo - Per Anna Achmatova
  • Leoš Janáček, Suite per archi **
    Moderato - Adagio - Andante con moto - Presto - Adagio - Andante

Sunday 11 May 2008

5° Festival Nazionale di Cori giovanili e di Scuole Superiori - Vittorio Veneto

Quarta partecipazione del laboratorio gospel tenuto da Andrea d'Alpaos a Vittorio Veneto da ormai 6 anni (lo scorso anno abbiamo saltato, in favore di una forse più gratificante esibizione ai Ss. Apostoli di Venezia, come opening act per gli Atlanta Inspirational Choir). Per correttezza non si può dire che qualcosa sia andato male, né che il tutto sia stato deludente: per la moltitudine di liceali è sicuramente stato un evento, come lo fu per me ai tempi; tuttavia il gioco, che mostrava già la corda lo scorso anno, è diventato per me sempre meno sostenibile.
Non è un caso che delle canzoni presentate, due siano state riciclate dall'anno precedente e che il giudizio della commissione, positivo, abbia sottolineato l'operazione simpatia più che la (mancante) tecnica vocale.
Per la prima volta non siamo stati i vincitori morali del festival, a dispetto - o forse proprio per - il ruolo istituzionale di cui siamo stati investiti con la collocazione in apertura ed in chiusura della rassegna.

***

Programma:
  • Swing low, sweet chariot
  • Never alone
  • I want to thank you
  • Faithful
  • Giants

Saturday 10 May 2008

Notte brava a Las Vegas

Film approcciato con un forte pregiudizio di partenza: se Maddalena non avesse avuto i biglietti gratis non mi sarei certamente dato la pena di andare fino al cinema per vederlo.

Mi sono dovuto ricredere: l'ora e mezza trascorsa in preda alla banale formula "i due si odiano, sono costretti a convivere e scoprono di amarsi" è stata piacevole, e in certi momenti anche piuttosto divertente. Cameron Diaz in versione broker in carriera sarebbe potuta entrare di diritto nel cast del Diavolo veste Prada: fisico mozzafiato e non un errore in fatto di stile; Ashton Kutcher dal canto suo ha dimostrato di essere il tipico ragazzone americano sotto tutti gli aspetti, e che non c'è una seria ragione verosimile per cui Demi Moore lo abbia eletto principe consorte.

Umorismo a tratti un po' fisico, buoni sentimenti, un pizzico di cattiveria, e grazie al cielo niente eccessiva volgarità all'americana.

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Thursday 8 May 2008

Marco Toso Borella - Padroni e pedine (Scacchi a chi?)

Seconda fatica letteraria, da me ottenuta come parte del pacchetto autoriale contenente anche 1989.

Il libro consiste in una raccolta di racconti incentrati ciascuno su un pezzo della scacchiera - pedone, cavallo, re, torre, alfiere e donna - e tenuti insieme da una rete di rimandi intertestuali che fanno da ordito a trame paradigmatiche esplicanti il destino implicito in ogni pezzo: in questo modo prendono corpo Corinne Dame, Dorian White, Al "King", personaggi-esplicitazione del proprio alter ego scacchistico. Ogni racconto è preceduto da erudite citazioni da libri editi in luoghi impossibili -da Münchausen a Flatlandia -, composto in un carattere diverso (il gusto dell'editore tuttavia lascia a desiderare: caratteri e progetto tipografico avrebbero potuto essere molto più curati, data la loro particolare importanza) e corredato da illustrazione di pugno dell'autore.

Più difficile di 1989, e parimenti migliore: pur a tratti appesantito da stereotipi da action fiction, si mantiene al di sopra di essi grazie alla notevole erudizione ed alla sofisticata costruzione del gioco letterario. Si va da rivisitazioni iliadiche a gangster e spy story, passando per incontri (im)possibili tra Maximilien (de) Robespierre e Luigi XVI, pendolarismi orwelliani e concludendo con due brani tra il poetico e il metaletterario sul concetto di nero verso bianco, strizzando continuamente l'occhio al lettore in una sorta di sfida che, alla fine dei conti, fa parte della fenomenologia di ogni partita di scacchi.

Notevole la copertina.

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Marco Toso Borella - Venezia impossibile - 1989: il serenissimo principe fa sapere che...

Immeritato regalo da parte dell'autore a fronte dei più o meno reali pregi di questo diario. :)

Opera prima in ambito narrativo, consiste in un romanzo piuttosto breve ambientato in una ipotetica Repubblica Veneziana del 1989, sopravvissuta alla conquista napoleonica, alla consegna all'Austria (qui mai avvenuta) e all'unità d'Italia, trasformatasi in un grottesco stato totalitario che fa del turismo, del vetro e della neutralità internazionale sfruttata dal punto di vista finanziario le proprie ragioni di sopravvivenza.
Protagonista è Leonardo Rizzi, vedovo, padre di due figli, e provveditor capo della quarantia al civil e al criminal incaricato di indagare sugli omicidi di tre mastri vetrai nella blindatissima isola di Murano.

La trama si sviluppa in modo piuttosto prevedibile, attingendo alla tradizione del romanzo avventuroso e di quello poliziesco in continui giochi di specchi e rivelazioni per cui nessun dettaglio è ciò che sembra, in una sorta di Dan Brown ante litteram. Il punto di forza letterario è nella realtà parallela immaginata e descritta, una Venezia stravolta eppure, paradossalmente, possibile, nella cui descrizione Marco Toso attinge a piene mani alla propria conoscenza della città in quanto muranese, artista e storico, arrivando a formulare una precisa accusa nei confronti della falsità di una città moralmente di cartapesta, ridotta ad essere un castello di Disneyland ad uso e consumo dei turisti.

L'autentico pregio del libro è però costituito dalle belle illustrazioni, incisioni dallo stile personale e pure senza tempo, vero luogo dove emerge la cultura e la sensibilità dell'autore. Si potrebbe fin dire, esagerando, che il romanzo non sia altro che un divertissement narrativo di corredo alle illustrazioni, vere protagoniste del libro.

***++

Wednesday 7 May 2008

Orestiade - Teatro greco di Siracusa

Grande sconfitta della Centanni, alla cui peraltro molto pregevole traduzione dell'Orestea di Eschilo è stata preferita quella di Pasolini, redatta per l'inscenazione siracusana del 1960 curata da Vittorio Gassman, che in quell'occasione rifiutò di assegnare l'incarico della traduzione a Salvatore Quasimodo. (A questo proposito, non è un caso se tra gli argomenti caldi del convegno Vendetta e giustizia nell'Orestea tenuto presso la sede dell'Istituto Nazionale per il Dramma Antico a Palazzo Greco gli animi si siano arroventati proprio sulla delicata questione dei tradimenti pasoliniani e di quali di essi fossero deliberati e di quali invece frutto di errori e scarsa conoscenza del greco e del francese). La Centanni faceva parte comunque del team organizzatore, e ha funto da consulente al regista Pietro Carriglio.
Al di là delle beghe accademiche, tuttavia, lo spettacolo è stato per me un'occasione più unica che rara: assistere alla messa in scena di una intesa trilogia tragica, e per giunta al teatro greco, non è cosa da capitare tutti gli anni. Se poi aggiungiamo la dotta compagnia della Centanni, il posto d'eccezione in una serata di anteprima dedicata alle autorità ed alla stampa, l'idillio è completo.

L'inscenazione era di buona qualità, scevra della lettura politica suggerita dalla versione pasoliniana e focalizzata invece sul dramma del sangue che chiama altro sangue: di primissimo piano in questo senso il ruolo di Clitemnestra, probabilmente principe di una compagnia di attori complessivamente di assai buon livello. Il coro ha giocato un ruolo importante, soprattutto in Coefore ed Eumenidi, agendo come entità autonoma sulla scena in perfetto senso classico e contrappuntando all'azione recitante interventi musicali, accompagnati da musicisti dal vivo presenti in scena, e coreografici in senso stretto - apprezzabilissima in questo senso l'interpretazione delle Erinni tutte e della loro corifea.


Scenografia vagamente postmoderna, alla Aldo Rossi, di notevole impatto visivo; peccato per la torre con scala a chiocciola, dominante la scena ma poco utilizzata nel concreto.

Difficile da giudicare per la sua unicità, nonostante qualche sporadica caduta di stile in senso pop si è trattato di un'esperienza eccezionale e di assoluto rilievo.

Splendido il manifesto; peccato solo che l'Oreste recitante non fosse e probabilmente non potesse essere quello il cui volto intenso campeggiava sulla gigantografia del fotografo Ferdinando Scianna.

*****

Traduzione: Pier Paolo Pasolini
Regia, scene e costumi: Pietro Carriglio

Musiche: Matteo D'Amico
Luci: Luigi Saccomandi
Movimenti coreografici: Leda Lojodice
Registi assistenti: Umberto Cantone, Luciano Roman
Scenografo assistente: Giuseppe Accardo
Costumista assistente: Marcella Salvo
Assistente alla regia: Tatiana Alescio
Assistente alle coreografie: Simona Gatto
Musiche dal vivo: Palermo Art Ensemble Sestetto - Michele Mazzola (sax soprano), Carmelo Sacco (sax contralto - sax basso), Alfonso Vella (sax tenore), Vincenzo Salerno (sax baritono), Giorgio Garofalo (violoncello), Francesco Prestigiacomo (fisarmonica- percussioni)

Guardiano: Luciano Roman
Clitennestra: Galatea Ranzi
Messaggero: Maurizio Donadoni
Agamennone: Giulio Brogi
Cassandra: Ilaria Genatiempo
Egisto: Luciano Roman
Capocoro (Agamennone): Stefano Santospago

Oreste: Luca Lazzareschi
Pilade: Claudio Mazzenga
Elettra: Galatea Ranzi
Un ragazzo (Portinaio): Aurora Falcone
Balia: Simonetta Cartia
Servi di Egisto: Francesco Alderuccio, Francesco Biscione, Luigi Mezzanotte
I Capocoro (Coefore): Cristina Spina
II Capocoro (Coefore): Elena Polic Greco
Corifee (Coefore): Valentina Bardi, Ilaria Bottiglieri

Religiosa: Liliana Paganini
Apollo: Maurizio Donadoni
Ombra di Clitennestra: Galatea Ranzi
Atena: Elisabetta Pozzi
Capocoro (Eumenidi): Cristina Spina
Corifee (Eumenidi): Elena Polic Greco, Ilaria Bottiglieri, Valentina Bardi

Costumi: Laboratorio di sartoria Fondazione INDA Siracusa
Scenografie: Laboratorio di scenografia Fondazione INDA Siracusa

Siracusa

«Viaggio della speranza», come lo ha prontamente ribattezzato Mademoiselle, riferendosi alle relativamente proibitive condizioni del viaggio (21 ore fra treni e stazioni), effettuato in un raptus di follia allo scopo di assistere all'anteprima dell'Orestea di Eschilo per la XLIV stagione del teatro greco di Siracusa curata dall'Istituto Nazionale per il Dramma Antico; l'invito, inutile dirlo, è partito dalla Centanni.

La discesa in Sicilia mi ha permesso di contemplare, per la prima volta dopo 13 anni, i paesaggi del Sud Italia - dal caos ordinato della campagna campana alla lussureggiante ed abusiva Calabria alle varie sfumature della Sicilia, dal riarso Messinese alla piana di Catania dominata dall'Etna al catano-siracusano agricolo e curato.
Il Sud mi è apparso quasi come uno stato estero, profondamente diverso dalle regioni mitteleuropee cui sono stato abituato, di una povertà quasi ostentata negli edifici mal tenuti, intensamente vissuti e vagamente pretenziosi nelle loro rifiniture pacchiane.
Allo stesso tempo, la Sicilia mi ha mostrato ancora un altro lato, per certi versi complementare: quello della stratificazione storica delle città, i cui palazzi prevalentemente barocchi paiono, complici il verde e la luce zenitale del sole, memori dell'era coloniale spagnola, Nuovo Mondo messicano o cubano. E in tutto ciò una sensazione di placidità, di atarassia rispetto agli affanni del mondo, di una tranquillità ed una lentezza antiche e sempre nuove, assai diverse dalla frenesia del Nord e della stessa, pur lenta, Venezia.

Dopo aver partecipato ai lavori del convegno Vendetta e giustizia nell'Orestea a Palazzo Greco è stata la volta della visita alla città di Siracusa, iniziando dall'isola di Ortigia, cuore storico-turistico (in piena festa di S. Lucia) con il duomo/tempio di Athena, S. Lucia alla Badia imbiancata di smalto con la statua metallica della novella Pallade protettrice della Siracusa cristiana, la fonte Aretusa e il lungomare/foro Vittorio Emanuele, gli antichissimi resti del tempio di Apollo e le piazze del Duomo e Archimede.
Spostandomi al teatro greco per la rappresentazione, sono riuscito ad infilare per strada l'ara di Ierone, l'orecchio di Dionisio nelle Latomie del Paradiso, fantasmagorica concrezione opera della natura e dell'uomo, e l'anfiteatro romano; esclusi sono rimasti il Castello Maniace ad Ortigia, il foro e l'agorà (in pieni lavori di giardinaggio pseudourbanistico), il tempio di Zeus Olimpio (secondo tempio più antico della città dopo quello di Apollo, il più antico tempio dorico della Sicilia) la cui presenza ho scoperto troppo tardi, e il santuario della Madonna delle Lacrime, il cui cono domina la vista da ogni angolo della città quasi a sottolineare la presenza miracolosa e protettiva.

Per esserci stato solo 22 ore, alla giapponese, mi sento oltremodo realizzato.

***++

Tuesday 6 May 2008

Kevin Lynch - The image of the city

Part of Leonardo Ciacci's Theories of Urbanism course bibliography; and yet again, a book which made me change the way I used to think. Lynch performs a smart analysis of three case studies - Boston, Jersey City and Los Angeles - abstracting from them the principles for a visual design of a city or, better, for an imageability of the city itself.
According to Lynch, for a citisen/dweller/worker/tourist to be pleasant, a city must help his orientation by offering him enough elements of visual, tactile, smelly and audio nature in order for him to be able to build his own mental image of the city, an usable map that will make him feel safe, secure and oriented.

Lynch isolates five core elements in the imageability of a city. Paths, Edges, Districts, Nodes, and Landmarks are the cathegories people most frequently use in their conscious and subconscious process of mental organisation of the information related to their relationship towards the place they find themselves in; hence, in order for them to be effective they must mutually reinforce and not contradict each other.

Saturday 3 May 2008

Il padrino, parte II

Grande capitolo secondo, forse il più grande nella storia del cinema: sviluppa ed amplia i temi del primo film, costituendo allo stesso tempo un sequel ed un prequel, seguendo in parallelo Michael Corleone alla guida della famiglia negli anni Cinquanta e Sessanta e l'ascesa del padre Vito, dalla fuga da Corleone all'arrivo a New York agli inizi della sua carriera di padrino.

E se la storia di don Vito è dolce, commovente e segnata dalla grande umanità del personaggio (un grandissimo Robert de Niro, doppiato magistralmente), quella di Michael assume le tinte della tragedia. Michael non desiderava diventare il nuovo padrino: fu il corso degli eventi a costringerlo ad assumere la carica, e Michael lo fece con tutto l'impegno ed il senso di responsabilità a lui propri, fondando il proprio operato sui medesimi ideali di quello del padre - la famiglia, e cercando in tutti i modi di ricalcare la figura forte costituita dal padre, tenendo per sé i propri timori, le proprie paure, e rinunciando a tutte le proprie aspirazioni. Ma il suo più grande timore diventa realtà in una amara disconferma delle parole che sua madre invece pronuncia con serafica certezza: «Non puoi perdere la famiglia».
E invece il carattere introverso di Michael fa sì che né la famiglia né i protetti lo amino come amavano don Vito, bensì piuttosto lo temano. Il consigliere Tom si fa sempre più distante, il fratello Fredo arriva al tradimento, la moglie Kay abortisce pur di non avere altri figli da lui, la sorella lo odia. E Michael serba tutto nel suo cuore, ricorda e non perdona, va avanti nello sforzo di ottenere il meglio per coloro che lo circondano, mietendo successi dopo successi e diventando sempre più solo, costretto a confrontarsi con i fantasmi di un passato in cui sognava un futuro differente.

Cinematograficamente magistrale, come Il padrino; tuttavia, mentre il primo descrive un mondo idilliaca e colmo di gioia di vivere, Il padrino, parte II è cupo, triste, segnato dalla disperazione e tragicamente catartico.

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Wednesday 30 April 2008

Ludovica Scarpa - L'arte di vivere felici e scontenti

Regalo di compleanno di Corinna, si tratta anche di uno dei testi fondamentali del corso di Teoria e tecnica della comunicazione e trattativa tenuto da Ludovica Scarpa al corso di laurea triennale in architettura. Si è trattato di un'incredibile coincidenza: Corinna infatti non sapeva che stavo seguendo il corso!

Il libro è di fatto una scatola di strumenti mentali mediante i quali affrontare situazioni problematiche dal punto di vista comunicativo e relazionale: il passaggio chiave è infatti quello della presa di coscienza, in cui l'individuo arriva a riconoscere la situazione in cui si trova e ad osservare con "sguardo etnografico" il proprio sé e le sue sensazioni, prendendone le distanze ed arginando in questo modo gli apporti negativi con lo strumento della conoscenza.
E' evidente un'impostazione di stampo buddhista ed un approccio filosofico di tipo sistemico e costruzionista, in cui il mondo vero diventa favola e non è la realtà vera a contare, in quanto inconoscibile, ma la realtà del secondo ordine come costruzione dell'individuo. Tuttavia, sapendo con cosa si ha a che fare si può anche stare al gioco, e usare nella pratica gli strumenti che un tale approccio teorico fornisce.

***++

Monday 28 April 2008

Сергей Михайлович Ейзенштейн (Sergej Michajlovič Ejzenštejn) - Il montaggio

Libro in bibliografia base del corso di progettazione architettonica ed urbana tenuto da Alberto Ferlenga (nonché nelle bibliografie di molti altri corsi IUAV), presente sulla mia lista di libri da leggere e fin dal primo anno.

Ejzenštejn mi ha cambiato la vita: come ogni "grande" testo, ha introdotto una nuova prospettiva nel mio modo di guardare l'architettura - e in questo caso anche tutta una serie di altre arti, dalla poesia al cinema. Il saggio fondamentale della raccolta è sicuramente Il montaggio verticale, testo del 1940 in cui Ejzenštejn si occupa di teoria del colore, montaggio letterario (analizzando composizioni poetiche russe del XIX secolo), montaggio visivo e musicale, ed infine porta tutto nella pratica analizzando una scena del suo Aleksander Nevskij dal punto di vista del rapporto tra l'inquadratura, il commento sonoro e il messaggio veicolato.

Anche il resto dei testi presenta apporti interessanti, sebbene non della stessa densità ed organicità de Il montaggio verticale; il messaggio più utile, tuttavia, è quello in cui Ejzenštejn sottolinea come tutti gli artifici debbano essere interiorizzati in modo da produrli in automatico, focalizzandosi invece sulle caratteristiche intrinseche dell'opera - il poeta, il pittore, il compositore, l'architetto e il regista scrivono senza pensare a *come* stanno scrivendo, ma semplicemente fanno, e l'oggetto del loro fare si traduce in un'esplicitazione del loro apparato teorico senza che questo interferisca consciamente nel processo produttivo. Il giusto rapporto tra la teoria e la pratica.

Contenuti:
  • Fuori campo
  • Drammaturgia della forma cinematografica
  • La quarta dimensione nel cinema
  • L'errore di Georges Méliès
  • «Eh!» la purezza del linguaggio cinematografico
  • Montaggio 1938
  • Il montaggio verticale

  • Il montaggio delle attrazioni
  • Il montaggio delle attrazioni cinematografiche

****+

Sunday 27 April 2008

Anna Karenina - Teatro Goldoni

Ultimo dei classici dal cartellone del Teatro Goldoni nell'ambito della rassegna IUAV Variazioni sul Mito: annullate le date del 23 e 24 aprile per indisposizione di Paolo Mazzarelli, oggetto del ripiego è stata la domenica pomeriggio successiva.

Lo spettacolo aveva fin dall'inizio un'aura di eccezionalità - se non altro per la durata, di 5 ore (tre atti della durata rispettiva di 1:15, 1:45, 1:20, con due pause da 15') Anna Karenina - evocata magistralmente dal magnifico manifesto in stile avanguardia russa, con la gigantesca A rossa mozza dei piedi ed il testo composto in un simil-Futura dalle linee orizzontali mediane ribassate in perfetto stile anni Venti-Trenta; la stessa fama che precedeva lo spettacolo era quella di una inscenazione ottima, vagamente sperimentale e dall'eccellente scenografia.

Tutto ciò non è stato disconfermato dalla visione dello spettacolo vero e proprio, quantunque il primo impatto sia stato decisamente sconcertante: Nekrošius infatti, lituano, si è formato alla scuola teatrale russa negli anni Settanta, e per la messa in scena ha riunito attorno a sé un collettivo del suo stesso ambiente: solamente gli attori erano italiani.
Čižas, curatore dell'adattamento, ha ridotto il romanzo di Tolstoj in una serie di quadri attraverso la cui alternanza vengono messe in scena le vicende parallele della coppia felice composta da Kitty e Levin da un lato e della tragica coppia composta da Anna e Vronskij dall'altro. Il dramma è affidato ad un'espressività pluridimensionale: il vocabolo parlato ne costituisce solamente una parte, e le componenti restanti sono date dai suoni, dal canto, dalla gestualità iperteatralizzata, dal simbolismo di gesti ed oggetti e dalla scenografia (eccezionale la rappresentazione fatale del treno effettuata attraverso la serie di bianche ruote cilindriche con una faccia decorata da orologio e l'altra semplicemente bianca e tesa per accogliere la percussione, a mo' di gigantesco tamburo).
Tutto ciò fa dell'Anna Karenina uno spettacolo d'alto livello (non per niente Nekrošius è uno dei più apprezzati registi teatrali della scena internazionale), di estremo impegno a livello attoriale per la intensa fisicità della recitazione da esso richiesta, ma comunque non eccessivamente pesante: le cinque ore infatti sono trascorse piuttosto facilmente. Mi spiace per tutti coloro che se ne sono andati alla fine del primo atto...
  • Adattamento: Таурас Чижас (Tauras Čižas)

  • Анна Аркадевна Каренина (Anna Arkàdjevna Karenina): Mascia Musy
  • Алексей Александрович Каренин (Alekséj Aleksandrovič Karénin): Paolo Musio
  • Алексей Вронский (Alekséj Vronskij): Paolo Mazzarelli
  • Стива - Степан Аркадевич Облонский (Stiva - Stepan Arkadjevič Oblonskij): Alessandro Lombardo
  • Доллы - Даря Александровна (Dolly - Darja Aleksandrovna): Vanessa Compagnucci
  • Константин Димитрич Левин (Konstantin Dmitrič Levin): Paolo Pierobon
  • Николай Левин (Nikolaj Levin): Nicola Russo
  • Александр Щербатский (Principe Aleksandr Ščerbatskij): Gilberto Colla
  • Щербатская (Principessa Ščerbatskaja): Renata Palminiello
  • Китты - Катерина Александровна Щербатская (Kitty - Katerina Aleksandrovna Ščerbatskaja): Corinne Castelli
  • Варенька (Varen'ka): Gaia Zoppi
  • Бабышка, Вронская (Babuška e Vronskaja): Annalisa Amodio
  • Treno, Kornej, Portinaio: Nicola Cavallari
  • Destino: Alfonso Postiglione

  • Regia: Еимунтас Некрошиус (Eimuntas Nekrošius)

  • Scene: Мариус Некрошиус (Marius Nekrošius)
  • Costumi: Надежда Гултяева (Nadežda Gultiajeva)
  • Luci: Аудриус Яанкаускас (Audrius Jankauskas)
  • Musiche: Таурас Чижас
  • Suono: Marco Olivieri
  • Assistenti alla regia: Таурас Чижас, Daria Deflorian, Claudio Longhi
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Saturday 26 April 2008

Il ritorno di don Camillo

Don Camillo per me ha sempre costituito un personaggio un po' strano: era il protagonista di quei film nazional-popolari in bianco e nero che la mia famiglia (pater familias in testa) si riuniva per anni a guardare ogni qual volta la televisione li proponesse. Io ho sempre avuto altro da fare, e ho sempre guardato con una certa supponenza a tutto ciò.

Poi sono capitato in salotto nel bel mezzo di una delle prime scene del film, secondo della saga cinematografica, e sono rimasto catturato dall'ironia dei temi, dall'esilarante accento emiliano di don Camillo e Peppone, e dalla sottile satira politica costantemente presente.
Don Camillo è sì un prete, ma è innanzitutto un abitante della sua terra: di carattere sanguigno, non ha nulla da invidiare al sindaco bolscevico Peppone, con il quale ha un rapporto di amore-odio che se da un lato porta a situazioni di grande tensione comica, dall'altro spesso si stempera in un piacevole buonismo da bassa padana che avevo riscontrato anche nel Centochiodi di Olmi. Sia Fernandel che Gino Cervi sono bravissimi nei panni dei loro personaggi, l'umorismo non è mai greve e il moralismo mai pesante. Belle le scene dell'alluvione; esilaranti le schermaglie attorno agli orlogi del campanile e della casa del popolo, simpatico l'episodio dell'acquisto dell'anima del Nero da parte del dottor Spiletti.

***+

Friday 25 April 2008

Messa Gospel - S. Salvador (Venezia)

Terzo concerto da Joy Singer. E questa volta, nonostante gli errori (più o meno inevitabili, nel caso delle canzoni aggiuntive che ho imparato a braccio), è stato un trionfo. Due ore secche di palco, da rimanere senza voce, ma ne è valsa la pena: il pubblico in visibilio, la musica che riempiva l'aria, Pietro alla mia destra a dividermi da Alvise (e infatti, non abbiamo corso!)... mi sono finalmente sentito un vero Joy.

E la visita del parentado e del Golden Quartet, il fatto che fosse stato finalmente presenatato il CD con la messa gospel registrata a S. Andrea, sono state tutte cose che non hanno fatto che aggiungere emozione e gioia.

E pazienza per le sbavature - lo dico da perfezionista.

Programma:
  • Aquarius + Let the sunshine
  • Total praise medley

  • Messa gospel

  • We will rock you + Queen medley
  • Faithful
  • I go to the rock
  • Caribbean medley

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Sunday 20 April 2008

Il petroliere

Una valanga di nomination e due premi agli ultimi Oscar, un Daniel Day Lewis forse sopravvalutato, ma di indubbia bravura, linguaggio cinematografico da film russo anni Sessanta: tutti ottimi motivi per vedere questo film anche alla fine di una giornata intensa come quella di domenica.

Daniel Plainview è un self made man: ha iniziato dal nulla, cercando prima l'argento e poi il petrolio nelle viscere della terra. Ha adottato e spaccia per proprio il figlio di un suo operaio rimasto ucciso in un incidente; ha fondato un impero finanziario portando il petrolio californiano fino al mare. Plainview è un uomo senza sentimenti, se non quello della competizione che lo porta a disprezzare e ad odiare tutti gli uomini: il suo unico scopo è quello di ottenere ciò che vuole, in qualsiasi modo. La sua vicenda si svolge in parallelo a quella di Eli Sunday, figlio del proprietario del primo lotto di terreno acquisito da Plainview e fondatore della Chiesa della Terza Rivelazione: il primo fa la sua fortuna con il petrolio, il secondo come predicatore radiofonico e santone/taumaturgo - li accomuna il cinismo con cui guardano alla vita e la capacità di sfruttare gli altri, oltre ad un odio rivale scaturito nel momento della prima trivellazione, in cui Plainview estromette Eli dalla benedizione del pozzo, e il figlio H. W. perde l'udito in uno scoppio.
Plainview finirà per precludersi qualsiasi possibilità di redenzione, eliminando sistematicamente dalla sua vita gli affetti: avviene con il figlio H. W., allontanato e messo in cura, con il falso fratellastro Henry, accolto e successivamente ucciso in seguito alla scoperta della sua impostura, e ancora una volta con il figlio H. W. cui rivela brutalmente la condizione di orfano e senza padre tranciando definitivamente ogni legame con lui: l'unica esistenza possibile per Plainview è quella di diventare lui stesso la Terza Rivelazione, nemesi di Eli Sunday nel loro ultimo incontro dopo la crisi del '29, e terribile monumento a sé stesso.

Basato sul romanzo Oil! di Upton Sinclair, tratteggiante a tinte forti la biografia del magnate Edward L. Doheny (1856-1935).

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Concerto per Greta - Teatro Perla, Lido

Secondo concerto nella mia carriera con i Joy: questa volta in un teatro (vero). Il bello della "seconda volta" è che è sparita l'ansia e la tensione della prima: gli abissi di non conoscenza si sono, se non colmati, perlomeno livellati, per cui sono salito sul palco con una certa fiducia (immediatamente frantumatasi contro gli errori nei movimenti del Caribbean Medley). Se non altro, l'abbigliamento questa volta era consono!
Lo stesso fatto di non essere il piatto forte della serata, ma solo una delle attrazioni del palco è stato rilassante, permettendo di seguire da dietro le quinte l'esilarante spettacolo di Carlo & Giorgio a tema scovazze, i gorgheggi su base preregistrata delle "Mamme per caso" e le psichedeliche atmosfere sinistrorse (ma non per questo meno coinvolgenti) del gruppo reggae.

Tra parentesi, la conferma definitiva di come io non sia in grado di valutare il tempo a mia disposizione e tenda perennemente a sottostimare la durata delle azioni: tra viaggio al lido, peregrinazione appiedata alla ricerca del fantomatico sito (che poi si è scoperto essere lo stesso palazzo del Casinò), attesa, spettacolo e tempi del ritorno, è andato via l'intero pomeriggio e metà della serata. Nella mia mente al momento di pianificare: l'equivalente di circa tre ore.

***+

Programma:
  • Total praise medley
  • Aquarius + Let the sunshine
  • I go to the rock
  • Faithful
  • Queen medley
  • (La domenica mattina)
  • Caribbean medley

Saturday 19 April 2008

Tiziano Scarpa - Venezia è un pesce

Regalatomi da mia mamma per il compleanno, Venezia è un pesce è un libro famoso, se non altro per il titolo, infiltratosi da parecchio tempo nel mio subconscio cognitivo. Il maggior piacere nella lettura è forse dato dal fatto di conoscere ciò di cui si sta parlando: ogni singolo luogo citato da Scarpa ha fatto parte dei quattro anni della mia esistenza veneziana; mi sono reso definitivamente conto di come, a forza di percorrerla in lungo e in largo, io conosca Venezia meglio di tanti altri studenti domiciliati in laguna, e di come lo stesso fare karate con Daniele e gospel con i Joy mi abbia avvicinato al lato autoctono della città, quello dei veneziani veri - cittadini o emigrati che siano.

Frizzante, mai scontato e ben scritto - la perfetta guida alla città di Venezia piuttosto che ai suoi monumenti.

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Thursday 17 April 2008

Фёдор Михайлович Достоевский (Fjodor Michajlovič Dostojevskij) - Memorie dal sottosuolo

Dostojevskij è, tra gli scrittori russi, quello dalla maggiore conoscenza dell'animo umano. Non ci sono abissi che egli non riesca a scandagliare, meccanismi psicologici che non comprenda e caratteri che non riesca a sviscerare attraverso la propria scrittura. E proprio qui sta la sua grandezza: le situazioni che descrive sono situazioni che tutti noi abbiamo vissuto in prima persona - leggendo Dostojevskij in realtà scrutiamo noi stessi.

Le Memorie dal sottosuolo sono le riflessioni di un impiegatuccio statale, un fallito, che invece di affrontare la realtà per così come essa è vive delle proprie fantasie letterarie e del proprio senso di sé: nella propria immaginazione costruisce ogni volta situazioni come vorrebbe che fossero, inevitabilmente fallendo a concretizzarle per debolezza, e per la sostanziale inanità delle stesse. Troppo intelligente per non rendersi conto del meccanismo perverso in cui si inserisce di sua spontanea volontà, il protagonista si rifugia nel sottosuolo - una condizione di miseria, abiezione e crepuscolo morale in cui la vanità delle sue azioni appare evidente. Eppure, anche il sottosuolo stesso finisce per essere una costruzione mentale del protagonista: egli è abietto perché desidera essere abietto, perché spera così di trovare la grandezza che nelle azioni nobili da lui immaginate e mai compiute non riesce a trovare, finendo inevitabilmente per scoprire che l'agire a bella posta, positivo o negativo che sia, non è veicolo di grandezza, quanto piuttosto di ridicolo.

Il dramma del protagonista del sottosuolo dostojevskiano è il fatto di non riuscire a vivere naturalmente, spontaneamente, di non essere autonomo: ogni sua azione è rimuginata, macinata nella sua mente, volta al solo scopo di ottenere una conferma da parte del mondo che lo circonda - mondo che, ad ogni disconferma, gli apparirà inevitabilmente sempre peggiore e maggiormente detestabile. Emblematico in questo senso l'episodio della cena.

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Sunday 13 April 2008

James Barrie - Peter Pan

Visto che il tema deciso per il grest 2008 è Peter Pan, mi è sembrata cosa buona e giusta documentarmici sopra. Massimo ha approfittato degli ultimi giorni di Oscar Mondadori a -30%, e ha comprato il libro, che io ho trovato sulla scrivania, sfogliato, e finito per leggere.

Devo dire che rispetto al libro vero e proprio (traduzione di Peter and Wendy, quarta incarnazione di Peter Pan pubblicata da Barrie nel 1912 e base letteraria per il cartone Disney) ho apprezzato assai di più la prefazione e la postfazione, brillanti saggi in cui sia Barrie che il suo Peter Pan vengono vivisezionati in chiave psicanalitica e simbolica. La fiaba del bimbo che non voleva crescere assume inquietanti risvolti legati alla morte del fratello maggiore di Barrie, e gli stessi bimbi perduti diventano fantasmini volanti di bambini morti in tenera età. Perché l'isolachenonc'è è di fatto il regno della non esistenza, il luogo dei giochi d'infanzia, ma allo stesso modo anche l'aldilà ed in generale il luogo del non ritorno (innaturale e forzato è in questo senso ritorno a casa di Wendy, Gianni e Michele alla fine del libro), configurandosi così come il più negativo dei mondi secondari prodotti dalla letteratura del Novecento.

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Saturday 12 April 2008

Il padrino

Finalmente ho avuto modo di vedere quello che è considerato il capolavoro di Coppola.
Semplicemente strepitoso: tre ore e venti di film a ritmo ampio, denso e lento senza nemmeno mezza scena in eccesso, con sceneggiatura, dialoghi, fotografia e montaggio tutti ai massimi livelli. Il linguaggio cinematografico è raffinato, il racconto emozionante, serrato nonostante la lentezza, psicologicamente profondo e ricco di sentimento.

Il film è eccezionale anche a livello estetico: l'intera parentesi siciliana è il ritratto fulgente di una terra calda, dominata dall'astro meridiano, eppure generosa ed in un certo senso perfino serena, l'infelice Apollonia è splendida figlia della propria terra, e il giovanissimo Al Pacino, labbro cesellato e occhio carismaticamente malinconico, profondo e sempre più spietato, è bello da far male. E in un susseguirsi continuo di scene memorabili - una su tutte quella dell'ospedale deserto in cui giace ferito don Vito Corleone (un incredibile e commovente Marlon Brando) - il film avanza, imprimendosi nell'anima di chi guarda, e lasciando al termine il bruciante desiderio di una famiglia mafiosa.

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Wednesday 9 April 2008

Memorie dal sottosuolo - Teatro Goldoni

Adattamento teatrale dell'omonimo lavoro di Dostojevskij, datato 1864. Sulla scena è portato l'episodio finale - l'incontro del protagonista con la giovane prostituta Lizaveta, ed attraverso esso sono recuperate, sotto forma di dialoghi e monologhi, le riflessioni che costituiscono la prima parte delle Memorie.

Tralasciando l'eroticizzazione pretestuosa e fondamentalmente inutile, regalataci dal seno nudo di Liza in pieno filone pseudo erotico-chic laviano, il grande difetto della rappresentazione è l'incoerenza di fondo. Si percepisce infatti la mancanza di un principio unificatore, che non sono tanto le unità aristoteliche di tempo, luogo ed azione, quanto piuttosto l'identità dei due personaggi principali, eccessivamente ondivaga, mutevole e, alla fine dei conti, instabile. E se il protagonista è per definizione un abitante del "sottosuolo" dostojevskiano, un dissociato vivente il perenne conflitto delle sue aspirazioni morali, frustrate anche nel momento in cui vorrebbe metterle in pratica a causa del suo atteggiamento "cattivo" con cui finisce per identificarsi, non si può dire lo stesso per Liza, prostituta diciottenne ancora innocente nella sua visione del mondo, che tuttavia sulla scena alterna in modo sconnesso felicità e irritazione, simpatia e paura, non trovando alla fine una dimensione psicologica che pure Dostojevskij non può non averle dato.

L'entrata in scena del servo Apollon alleggerisce piacevolmente l'atmosfera: il vecchio e curvo servitore, declamatore di salmi e perennemente vessato dal padrone, diventa però immediatamente un elemento comico, finendo per rompere ulteriormente il ritmo dello spettacolo. Abbastanza fuori luogo, infine, il monologo metatestuale recitato da Lavia come chiusura della pièce.

Bellissima la scenografia con i mobili e gli specchi antichi.

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Adattamento e regia: Gabriele Lavia
Protagonista: Gabriele Lavia
Liza: Alice Torriani
Apollon: Pietro Biondi

Saturday 29 March 2008

Benedetto XVI (Joseph Ratzinger) - Spe salvi

Seconda lettera enciclica di Ratzinger dal suo insediamento al sognlo pontificio: dopo la Deus Caritas Est, Spe Salvi sembrerebbe preludere ad una sorta di trilogia dedicata alle virtù teologali fede, speranza e carità. La prossima, in arrivo a maggio, sarà di tematica sociale, ma intanto l'attesa per l'enciclica sulla fede rimane.

Il testo è come sempre intellettuale ma chiaro, di una logica stringente, sostentato da magistrali citazioni esemplari sia dalle scritture e dai padri della Chiesa che dall'opera di pensatori moderni e contemporanei; non manca allo stesso tempo una nota di gioia ben lontana dall'immagine di un Ratzinger gelido e conservatore.
Esemplare è la critica al materialismo marxiano e alla trasformazione dell'attesa escatologica in quello scientismo attraverso cui l'uomo, a partire da Bacon, tenta di costruire il regno di Dio sulla terra, negando di fatto la libertà e giungendo a quella Fine di tutte le cose preconizzata da Kant.

Spe salvi facti sumus - siamo stati resi salvi dalla speranza. Forse non è stato un caso che sia finalmente riuscito a leggere questo testo in tempo pasquale, quattro mesi dopo la sua emanazione: il cardine della speranza cristiana infatti è la salvezza in Cristo in quanto redentore del mondo, vero Dio e vero uomo, sacrificio con il quale l'amore di Dio per l'uomo ha colmato la misura della propria giustizia infliggendo a sé stesso la pena di riscatto per la colpa umana.
La nostra grande speranza, coltivabile e apprendibile attraverso la preghiera, l'esperienza dell'agire quotidiano e della stessa sofferenza, e attraverso il Giudizio, non è riconducibile a categorie umane. Piuttosto, è definibile dalle parole di Gesù in un meraviglioso passo del Vangelo (di Giovanni, naturalmente!): "Vi vedrò di nuovo, e il vostro cuore si rallegrerà, e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia".

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Friday 28 March 2008

Marguerite Yourcenar - Il tempo, grande scultore

Testo in bibliografia del corso di progettazione architettonica ed urbana tenuto da Alberto Ferlenga. In realtà ciò che interessava a Ferlenga era un breve brano che dà il titolo a questa raccolta di παραλιπόμενα, in cui la grande scrittrice riflette sul destino delle opere scultoree in pietra, e sulla loro natura di breve intermezzo tra un'eternità trascorsa in forma di roccia ed una seconda eternità consumata sotto forma di rovina.

La raccolta dimostra per intero, anche nell'incoerenza del materiale radunato, la statura letteraria della Yourcenar: il suo comporre parte da quell'elemento primigenio ed indispensabile al tempo stesso che è la singola parola, che viene adoperata sprigionando potenza demiurgica e che pure riesce a non imporsi sull'ordito del pensiero che sorregge.

I temi toccati dai vari testi, di lunghezza variabile, sono molteplici: si va da riflessioni sul dialogo nel romanzo storico alle indagini sul tantrismo e sugli aspetti della sensualità di Vishnu, dalla rievocazione di amici defunti a considerazioni sullo spirito dell'Andalusia o sulle festività dell'anno, dalla rievocazione di un vecchio Michelangelo alla tessitura di un libro, mai redatto, su S. Elisabetta d'Ungheria, Elisabetta d'Austria e la contessa Elisabetta Bathory.
Dai singoli lacerti emerge una donna serena, amante degli animali e, più in generale, della natura, dotata di una profonda cultura storica, filosofica e letteraria, ritirata in un'isola del New England ma non per questo meno partecipe del mondo, non religiosa ma non per questo meno attenta ai bisogni dell'anima.

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Tuesday 25 March 2008

Aldo Rossi - L'architettura della città

Libro in bibliografia base del corso di laurea in architettura per la città, nonché parte della bibliografia base del corso di progettazione architettonica ed urbana tenuto da Alberto Ferlenga.

Sono giunto alla conclusione che si tratta di un libro da avere in biblioteca: i suoi pregi superano i (numerosi) difetti. Rossi critica tutte le teorie che vorrebbero ridurre semplicisticamente la città ad uno schema - primo fra tutti il funzionalismo ingenuo - e vi oppone la propria fortunatissima formulazione dei "fatti urbani" come monumenti, opere d'arte che permangono nel tessuto cittadino al di là di qualsiasi riduzione tipologica e che organizzano la città nel corso della sua evoluzione storica. Inaccettabile tuttavia resta la fede politica dell'autore, che tenta costantemente di ridurre le problematiche ad una matrice comunista - basti pensare allo spropositato peso accordato alle peraltro corrette analisi di Engels, al continuo sottolineare l'oppressione della componente proletaria/operaia nelle dinamiche storiche del Sette, Otto e Novecento o alla critica alla proprietà privata del suolo.

Memorabili le pagine sulla struttura urbana di Atene, il confronto delle teorie urbanistiche oweniane e lecorbusieriane e dei rispettivi prodotti - garden city e ville radieuse con le allora relativamente recenti teorie di psicologia ed ecologia urbana - prima fra tutti quella Lynch, l'analisi della soluzione del problema residenziale in Germania nonché la critica alla rilevanza del ruolo degli espropri nel processo di hausmanizzazione di Parigi, che secondo Rossi (aggiungerei inevitabilmente, data la sua matrice filosofica) semplicemente non poteva non avvenire.
Dal cilindro sono riemersi anche concetti, come quello da me subito in salsa Ciruzzi, del genius loci.

Sezioni:
  • Individualità dei fatti urbani
  • Gli elementi primarii e l'area
  • Individualità dei fatti urbani. L'architettura
  • Evoluzione dei fatti urbani
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Monday 24 March 2008

L'era glaciale 2 - Il disgelo

Simpatico coronamento ad una pasquetta trascorsa con gli animatori.

Come nell'episodio precedente, lo scheletro del racconto è la storia di un viaggio, questa volta di fuga dalla conca insidiata dallo scioglimento della muraglia di ghiaccio e dal conseguente imminente riversamento delle acque retrostanti in stile diluvio universale.

Tra nuove gag di Scrat, nuove aggiunte al branco sotto forma di due opossum e la loro sorella adottiva mammuth (in piena atmosfera Tarzan, anche per le musiche), ostacoli atti a mettere in scena tutte le potenzialità del digitale per quanto riguarda gli stati della materia, il viaggio verso la mitica arca (priva di Noè) ha compimento nel più prevedibile dei modi. Quasi teologico il brano di Scrat in paradiso, beato e pieno di amore per la grande ghianda divina, salvo venire salvato dalla morte dal bradipo.
Inutile dire che le mie simpatie vanno a Diego, tigre sciabolata dalla voce profonda e dalle ataviche paure feline nei confronti dell'acqua - peraltro coraggiosamente superate dall'unico personaggio a tutto tondo dell'era glaciale.

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Sunday 23 March 2008

Clemens Brentano - La dolorosa passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo le visioni della Beata Anna Katharina Emmerick

Parte del regalo di compleanno di monsieur Puvy de Celles fattomi ancora due anni fa, non ero mai riuscito a trovare il tempo e la voglia di affrontarlo: per farlo ho colto infine l'occasione del triduo pasquale di quest'anno.

Suor Emmerick, una santa e mistica tedesca, visse all'inizio dell'Ottocento in pieno anticlericalismo napoleonico: le sue stigmate furono oggetto di indagine scientifica con il risultato che lo stesso medico che la sottopose ad osservazioni (controverificate da un'equipe esterna) ne divenne fervente seguace. La santa da un certo punto della propria vita era stata costretta a restare a letto per i dolori generati dalle sue piaghe stimmatiche e dalle visioni in cui riviveva la passione di Gesù; nonostante le condizioni penose in cui era ridotta riusciva ad esercitare un grande fascino intellettuale, oltre che spirituale, sulle persone che la incontravano: la più celebre è sicuramente il poeta tedesco Clemens Brentano, che divenne suo intimo amico e raccolse da lei i racconti delle visioni, pubblicandoli poi in veste letteraria (peraltro assolutamente ortodossa).

Al di là di qualche piccola incongruenza temporale, il libro resta affascinante per la la ricchezza di dati storici e geografici - non ultima la data esatta della passione - e il meraviglioso ritratto di un Gesù pienamente divino e pienamente umano allo stesso tempo, in preda alle paure, alle angoscie e alle atroci sofferenze fisiche che resero la passione probabilmente la più pesante tortura fisica e morale mai subita da una persona.

E in questo si compie il mistero di un Dio che ha amato gli uomini a tale punto da offrire come sacrificio riparatore per tutte le nostre iniquità (Shoah compresa) sé stesso fatto uomo, e torturato fino a colmare la misura della propria giustizia.

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Friday 21 March 2008

Via Crucis 2008 - Oggi come allora

Seconda Via Crucis importante guidata dal gruppo animatori.

Dopo il trionfo ottenuto lo scorso anno con Le mie mani ferite e la rappresentazione della Via Crucis sotto forma di quadri viventi, era necessario rispondere alle aspettative con qualcosa che fosse possibilmente diverso. Bocciata dal CPP la proposta di rendere la Via Crucis itinerante, si è ripiegati sull'attualizzazione di ogni stazione con il racconto di un suo equivalente contemporaneo, accompagnato da un'immagine fotografica eloquente. Si è utilizzato del materiale già pronto, il cui testo è stato drasticamente tagliato, riformulato e dotato di riflessione conclusiva; inutile dire che il passaggio più difficile è stato trovare le immagini che si adattassero esattamente alla situazione descritta e al tema della stazione.

Io, Matteo e la Giulia Bolzan abbiamo curato i 14 intermezzi che dovevano servire al raccoglimento, alleggerendo il tutto. Lisa ha cantato l'Ave Maria di De André (non ho potuto impedirlo) e, insieme a Pamela, Mani (che ho suonato io). I miei brani di intermezzo sono stati: Kleine Präludium Aus Dem Klavierbüchlein Für Wilhelm Friedemann Bach BWV 931 in la minore (Gesù cade la prima volta), Präludium 12 Aus Dem Wohltemperierte Klavier, 1.Teil BWV 857 in fa minore (Gesù è aiutato da Simone di Cirene) e Kleine Präludium Aus Der Sammlung Johann Peter Kellner BWV 940 in re minore (Gesù è inchiodato alla croce).

Struttura:
  • Vangelo
  • Immagine; lettura del commento
  • Riflessione
  • Musica
Il video della via crucis si trova sul sito della Tenda TV.

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