Wednesday 30 April 2008

Ludovica Scarpa - L'arte di vivere felici e scontenti

Regalo di compleanno di Corinna, si tratta anche di uno dei testi fondamentali del corso di Teoria e tecnica della comunicazione e trattativa tenuto da Ludovica Scarpa al corso di laurea triennale in architettura. Si è trattato di un'incredibile coincidenza: Corinna infatti non sapeva che stavo seguendo il corso!

Il libro è di fatto una scatola di strumenti mentali mediante i quali affrontare situazioni problematiche dal punto di vista comunicativo e relazionale: il passaggio chiave è infatti quello della presa di coscienza, in cui l'individuo arriva a riconoscere la situazione in cui si trova e ad osservare con "sguardo etnografico" il proprio sé e le sue sensazioni, prendendone le distanze ed arginando in questo modo gli apporti negativi con lo strumento della conoscenza.
E' evidente un'impostazione di stampo buddhista ed un approccio filosofico di tipo sistemico e costruzionista, in cui il mondo vero diventa favola e non è la realtà vera a contare, in quanto inconoscibile, ma la realtà del secondo ordine come costruzione dell'individuo. Tuttavia, sapendo con cosa si ha a che fare si può anche stare al gioco, e usare nella pratica gli strumenti che un tale approccio teorico fornisce.

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Monday 28 April 2008

Сергей Михайлович Ейзенштейн (Sergej Michajlovič Ejzenštejn) - Il montaggio

Libro in bibliografia base del corso di progettazione architettonica ed urbana tenuto da Alberto Ferlenga (nonché nelle bibliografie di molti altri corsi IUAV), presente sulla mia lista di libri da leggere e fin dal primo anno.

Ejzenštejn mi ha cambiato la vita: come ogni "grande" testo, ha introdotto una nuova prospettiva nel mio modo di guardare l'architettura - e in questo caso anche tutta una serie di altre arti, dalla poesia al cinema. Il saggio fondamentale della raccolta è sicuramente Il montaggio verticale, testo del 1940 in cui Ejzenštejn si occupa di teoria del colore, montaggio letterario (analizzando composizioni poetiche russe del XIX secolo), montaggio visivo e musicale, ed infine porta tutto nella pratica analizzando una scena del suo Aleksander Nevskij dal punto di vista del rapporto tra l'inquadratura, il commento sonoro e il messaggio veicolato.

Anche il resto dei testi presenta apporti interessanti, sebbene non della stessa densità ed organicità de Il montaggio verticale; il messaggio più utile, tuttavia, è quello in cui Ejzenštejn sottolinea come tutti gli artifici debbano essere interiorizzati in modo da produrli in automatico, focalizzandosi invece sulle caratteristiche intrinseche dell'opera - il poeta, il pittore, il compositore, l'architetto e il regista scrivono senza pensare a *come* stanno scrivendo, ma semplicemente fanno, e l'oggetto del loro fare si traduce in un'esplicitazione del loro apparato teorico senza che questo interferisca consciamente nel processo produttivo. Il giusto rapporto tra la teoria e la pratica.

Contenuti:
  • Fuori campo
  • Drammaturgia della forma cinematografica
  • La quarta dimensione nel cinema
  • L'errore di Georges Méliès
  • «Eh!» la purezza del linguaggio cinematografico
  • Montaggio 1938
  • Il montaggio verticale

  • Il montaggio delle attrazioni
  • Il montaggio delle attrazioni cinematografiche

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Sunday 27 April 2008

Anna Karenina - Teatro Goldoni

Ultimo dei classici dal cartellone del Teatro Goldoni nell'ambito della rassegna IUAV Variazioni sul Mito: annullate le date del 23 e 24 aprile per indisposizione di Paolo Mazzarelli, oggetto del ripiego è stata la domenica pomeriggio successiva.

Lo spettacolo aveva fin dall'inizio un'aura di eccezionalità - se non altro per la durata, di 5 ore (tre atti della durata rispettiva di 1:15, 1:45, 1:20, con due pause da 15') Anna Karenina - evocata magistralmente dal magnifico manifesto in stile avanguardia russa, con la gigantesca A rossa mozza dei piedi ed il testo composto in un simil-Futura dalle linee orizzontali mediane ribassate in perfetto stile anni Venti-Trenta; la stessa fama che precedeva lo spettacolo era quella di una inscenazione ottima, vagamente sperimentale e dall'eccellente scenografia.

Tutto ciò non è stato disconfermato dalla visione dello spettacolo vero e proprio, quantunque il primo impatto sia stato decisamente sconcertante: Nekrošius infatti, lituano, si è formato alla scuola teatrale russa negli anni Settanta, e per la messa in scena ha riunito attorno a sé un collettivo del suo stesso ambiente: solamente gli attori erano italiani.
Čižas, curatore dell'adattamento, ha ridotto il romanzo di Tolstoj in una serie di quadri attraverso la cui alternanza vengono messe in scena le vicende parallele della coppia felice composta da Kitty e Levin da un lato e della tragica coppia composta da Anna e Vronskij dall'altro. Il dramma è affidato ad un'espressività pluridimensionale: il vocabolo parlato ne costituisce solamente una parte, e le componenti restanti sono date dai suoni, dal canto, dalla gestualità iperteatralizzata, dal simbolismo di gesti ed oggetti e dalla scenografia (eccezionale la rappresentazione fatale del treno effettuata attraverso la serie di bianche ruote cilindriche con una faccia decorata da orologio e l'altra semplicemente bianca e tesa per accogliere la percussione, a mo' di gigantesco tamburo).
Tutto ciò fa dell'Anna Karenina uno spettacolo d'alto livello (non per niente Nekrošius è uno dei più apprezzati registi teatrali della scena internazionale), di estremo impegno a livello attoriale per la intensa fisicità della recitazione da esso richiesta, ma comunque non eccessivamente pesante: le cinque ore infatti sono trascorse piuttosto facilmente. Mi spiace per tutti coloro che se ne sono andati alla fine del primo atto...
  • Adattamento: Таурас Чижас (Tauras Čižas)

  • Анна Аркадевна Каренина (Anna Arkàdjevna Karenina): Mascia Musy
  • Алексей Александрович Каренин (Alekséj Aleksandrovič Karénin): Paolo Musio
  • Алексей Вронский (Alekséj Vronskij): Paolo Mazzarelli
  • Стива - Степан Аркадевич Облонский (Stiva - Stepan Arkadjevič Oblonskij): Alessandro Lombardo
  • Доллы - Даря Александровна (Dolly - Darja Aleksandrovna): Vanessa Compagnucci
  • Константин Димитрич Левин (Konstantin Dmitrič Levin): Paolo Pierobon
  • Николай Левин (Nikolaj Levin): Nicola Russo
  • Александр Щербатский (Principe Aleksandr Ščerbatskij): Gilberto Colla
  • Щербатская (Principessa Ščerbatskaja): Renata Palminiello
  • Китты - Катерина Александровна Щербатская (Kitty - Katerina Aleksandrovna Ščerbatskaja): Corinne Castelli
  • Варенька (Varen'ka): Gaia Zoppi
  • Бабышка, Вронская (Babuška e Vronskaja): Annalisa Amodio
  • Treno, Kornej, Portinaio: Nicola Cavallari
  • Destino: Alfonso Postiglione

  • Regia: Еимунтас Некрошиус (Eimuntas Nekrošius)

  • Scene: Мариус Некрошиус (Marius Nekrošius)
  • Costumi: Надежда Гултяева (Nadežda Gultiajeva)
  • Luci: Аудриус Яанкаускас (Audrius Jankauskas)
  • Musiche: Таурас Чижас
  • Suono: Marco Olivieri
  • Assistenti alla regia: Таурас Чижас, Daria Deflorian, Claudio Longhi
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Saturday 26 April 2008

Il ritorno di don Camillo

Don Camillo per me ha sempre costituito un personaggio un po' strano: era il protagonista di quei film nazional-popolari in bianco e nero che la mia famiglia (pater familias in testa) si riuniva per anni a guardare ogni qual volta la televisione li proponesse. Io ho sempre avuto altro da fare, e ho sempre guardato con una certa supponenza a tutto ciò.

Poi sono capitato in salotto nel bel mezzo di una delle prime scene del film, secondo della saga cinematografica, e sono rimasto catturato dall'ironia dei temi, dall'esilarante accento emiliano di don Camillo e Peppone, e dalla sottile satira politica costantemente presente.
Don Camillo è sì un prete, ma è innanzitutto un abitante della sua terra: di carattere sanguigno, non ha nulla da invidiare al sindaco bolscevico Peppone, con il quale ha un rapporto di amore-odio che se da un lato porta a situazioni di grande tensione comica, dall'altro spesso si stempera in un piacevole buonismo da bassa padana che avevo riscontrato anche nel Centochiodi di Olmi. Sia Fernandel che Gino Cervi sono bravissimi nei panni dei loro personaggi, l'umorismo non è mai greve e il moralismo mai pesante. Belle le scene dell'alluvione; esilaranti le schermaglie attorno agli orlogi del campanile e della casa del popolo, simpatico l'episodio dell'acquisto dell'anima del Nero da parte del dottor Spiletti.

***+

Friday 25 April 2008

Messa Gospel - S. Salvador (Venezia)

Terzo concerto da Joy Singer. E questa volta, nonostante gli errori (più o meno inevitabili, nel caso delle canzoni aggiuntive che ho imparato a braccio), è stato un trionfo. Due ore secche di palco, da rimanere senza voce, ma ne è valsa la pena: il pubblico in visibilio, la musica che riempiva l'aria, Pietro alla mia destra a dividermi da Alvise (e infatti, non abbiamo corso!)... mi sono finalmente sentito un vero Joy.

E la visita del parentado e del Golden Quartet, il fatto che fosse stato finalmente presenatato il CD con la messa gospel registrata a S. Andrea, sono state tutte cose che non hanno fatto che aggiungere emozione e gioia.

E pazienza per le sbavature - lo dico da perfezionista.

Programma:
  • Aquarius + Let the sunshine
  • Total praise medley

  • Messa gospel

  • We will rock you + Queen medley
  • Faithful
  • I go to the rock
  • Caribbean medley

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Sunday 20 April 2008

Il petroliere

Una valanga di nomination e due premi agli ultimi Oscar, un Daniel Day Lewis forse sopravvalutato, ma di indubbia bravura, linguaggio cinematografico da film russo anni Sessanta: tutti ottimi motivi per vedere questo film anche alla fine di una giornata intensa come quella di domenica.

Daniel Plainview è un self made man: ha iniziato dal nulla, cercando prima l'argento e poi il petrolio nelle viscere della terra. Ha adottato e spaccia per proprio il figlio di un suo operaio rimasto ucciso in un incidente; ha fondato un impero finanziario portando il petrolio californiano fino al mare. Plainview è un uomo senza sentimenti, se non quello della competizione che lo porta a disprezzare e ad odiare tutti gli uomini: il suo unico scopo è quello di ottenere ciò che vuole, in qualsiasi modo. La sua vicenda si svolge in parallelo a quella di Eli Sunday, figlio del proprietario del primo lotto di terreno acquisito da Plainview e fondatore della Chiesa della Terza Rivelazione: il primo fa la sua fortuna con il petrolio, il secondo come predicatore radiofonico e santone/taumaturgo - li accomuna il cinismo con cui guardano alla vita e la capacità di sfruttare gli altri, oltre ad un odio rivale scaturito nel momento della prima trivellazione, in cui Plainview estromette Eli dalla benedizione del pozzo, e il figlio H. W. perde l'udito in uno scoppio.
Plainview finirà per precludersi qualsiasi possibilità di redenzione, eliminando sistematicamente dalla sua vita gli affetti: avviene con il figlio H. W., allontanato e messo in cura, con il falso fratellastro Henry, accolto e successivamente ucciso in seguito alla scoperta della sua impostura, e ancora una volta con il figlio H. W. cui rivela brutalmente la condizione di orfano e senza padre tranciando definitivamente ogni legame con lui: l'unica esistenza possibile per Plainview è quella di diventare lui stesso la Terza Rivelazione, nemesi di Eli Sunday nel loro ultimo incontro dopo la crisi del '29, e terribile monumento a sé stesso.

Basato sul romanzo Oil! di Upton Sinclair, tratteggiante a tinte forti la biografia del magnate Edward L. Doheny (1856-1935).

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Concerto per Greta - Teatro Perla, Lido

Secondo concerto nella mia carriera con i Joy: questa volta in un teatro (vero). Il bello della "seconda volta" è che è sparita l'ansia e la tensione della prima: gli abissi di non conoscenza si sono, se non colmati, perlomeno livellati, per cui sono salito sul palco con una certa fiducia (immediatamente frantumatasi contro gli errori nei movimenti del Caribbean Medley). Se non altro, l'abbigliamento questa volta era consono!
Lo stesso fatto di non essere il piatto forte della serata, ma solo una delle attrazioni del palco è stato rilassante, permettendo di seguire da dietro le quinte l'esilarante spettacolo di Carlo & Giorgio a tema scovazze, i gorgheggi su base preregistrata delle "Mamme per caso" e le psichedeliche atmosfere sinistrorse (ma non per questo meno coinvolgenti) del gruppo reggae.

Tra parentesi, la conferma definitiva di come io non sia in grado di valutare il tempo a mia disposizione e tenda perennemente a sottostimare la durata delle azioni: tra viaggio al lido, peregrinazione appiedata alla ricerca del fantomatico sito (che poi si è scoperto essere lo stesso palazzo del Casinò), attesa, spettacolo e tempi del ritorno, è andato via l'intero pomeriggio e metà della serata. Nella mia mente al momento di pianificare: l'equivalente di circa tre ore.

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Programma:
  • Total praise medley
  • Aquarius + Let the sunshine
  • I go to the rock
  • Faithful
  • Queen medley
  • (La domenica mattina)
  • Caribbean medley

Saturday 19 April 2008

Tiziano Scarpa - Venezia è un pesce

Regalatomi da mia mamma per il compleanno, Venezia è un pesce è un libro famoso, se non altro per il titolo, infiltratosi da parecchio tempo nel mio subconscio cognitivo. Il maggior piacere nella lettura è forse dato dal fatto di conoscere ciò di cui si sta parlando: ogni singolo luogo citato da Scarpa ha fatto parte dei quattro anni della mia esistenza veneziana; mi sono reso definitivamente conto di come, a forza di percorrerla in lungo e in largo, io conosca Venezia meglio di tanti altri studenti domiciliati in laguna, e di come lo stesso fare karate con Daniele e gospel con i Joy mi abbia avvicinato al lato autoctono della città, quello dei veneziani veri - cittadini o emigrati che siano.

Frizzante, mai scontato e ben scritto - la perfetta guida alla città di Venezia piuttosto che ai suoi monumenti.

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Thursday 17 April 2008

Фёдор Михайлович Достоевский (Fjodor Michajlovič Dostojevskij) - Memorie dal sottosuolo

Dostojevskij è, tra gli scrittori russi, quello dalla maggiore conoscenza dell'animo umano. Non ci sono abissi che egli non riesca a scandagliare, meccanismi psicologici che non comprenda e caratteri che non riesca a sviscerare attraverso la propria scrittura. E proprio qui sta la sua grandezza: le situazioni che descrive sono situazioni che tutti noi abbiamo vissuto in prima persona - leggendo Dostojevskij in realtà scrutiamo noi stessi.

Le Memorie dal sottosuolo sono le riflessioni di un impiegatuccio statale, un fallito, che invece di affrontare la realtà per così come essa è vive delle proprie fantasie letterarie e del proprio senso di sé: nella propria immaginazione costruisce ogni volta situazioni come vorrebbe che fossero, inevitabilmente fallendo a concretizzarle per debolezza, e per la sostanziale inanità delle stesse. Troppo intelligente per non rendersi conto del meccanismo perverso in cui si inserisce di sua spontanea volontà, il protagonista si rifugia nel sottosuolo - una condizione di miseria, abiezione e crepuscolo morale in cui la vanità delle sue azioni appare evidente. Eppure, anche il sottosuolo stesso finisce per essere una costruzione mentale del protagonista: egli è abietto perché desidera essere abietto, perché spera così di trovare la grandezza che nelle azioni nobili da lui immaginate e mai compiute non riesce a trovare, finendo inevitabilmente per scoprire che l'agire a bella posta, positivo o negativo che sia, non è veicolo di grandezza, quanto piuttosto di ridicolo.

Il dramma del protagonista del sottosuolo dostojevskiano è il fatto di non riuscire a vivere naturalmente, spontaneamente, di non essere autonomo: ogni sua azione è rimuginata, macinata nella sua mente, volta al solo scopo di ottenere una conferma da parte del mondo che lo circonda - mondo che, ad ogni disconferma, gli apparirà inevitabilmente sempre peggiore e maggiormente detestabile. Emblematico in questo senso l'episodio della cena.

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Sunday 13 April 2008

James Barrie - Peter Pan

Visto che il tema deciso per il grest 2008 è Peter Pan, mi è sembrata cosa buona e giusta documentarmici sopra. Massimo ha approfittato degli ultimi giorni di Oscar Mondadori a -30%, e ha comprato il libro, che io ho trovato sulla scrivania, sfogliato, e finito per leggere.

Devo dire che rispetto al libro vero e proprio (traduzione di Peter and Wendy, quarta incarnazione di Peter Pan pubblicata da Barrie nel 1912 e base letteraria per il cartone Disney) ho apprezzato assai di più la prefazione e la postfazione, brillanti saggi in cui sia Barrie che il suo Peter Pan vengono vivisezionati in chiave psicanalitica e simbolica. La fiaba del bimbo che non voleva crescere assume inquietanti risvolti legati alla morte del fratello maggiore di Barrie, e gli stessi bimbi perduti diventano fantasmini volanti di bambini morti in tenera età. Perché l'isolachenonc'è è di fatto il regno della non esistenza, il luogo dei giochi d'infanzia, ma allo stesso modo anche l'aldilà ed in generale il luogo del non ritorno (innaturale e forzato è in questo senso ritorno a casa di Wendy, Gianni e Michele alla fine del libro), configurandosi così come il più negativo dei mondi secondari prodotti dalla letteratura del Novecento.

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Saturday 12 April 2008

Il padrino

Finalmente ho avuto modo di vedere quello che è considerato il capolavoro di Coppola.
Semplicemente strepitoso: tre ore e venti di film a ritmo ampio, denso e lento senza nemmeno mezza scena in eccesso, con sceneggiatura, dialoghi, fotografia e montaggio tutti ai massimi livelli. Il linguaggio cinematografico è raffinato, il racconto emozionante, serrato nonostante la lentezza, psicologicamente profondo e ricco di sentimento.

Il film è eccezionale anche a livello estetico: l'intera parentesi siciliana è il ritratto fulgente di una terra calda, dominata dall'astro meridiano, eppure generosa ed in un certo senso perfino serena, l'infelice Apollonia è splendida figlia della propria terra, e il giovanissimo Al Pacino, labbro cesellato e occhio carismaticamente malinconico, profondo e sempre più spietato, è bello da far male. E in un susseguirsi continuo di scene memorabili - una su tutte quella dell'ospedale deserto in cui giace ferito don Vito Corleone (un incredibile e commovente Marlon Brando) - il film avanza, imprimendosi nell'anima di chi guarda, e lasciando al termine il bruciante desiderio di una famiglia mafiosa.

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Wednesday 9 April 2008

Memorie dal sottosuolo - Teatro Goldoni

Adattamento teatrale dell'omonimo lavoro di Dostojevskij, datato 1864. Sulla scena è portato l'episodio finale - l'incontro del protagonista con la giovane prostituta Lizaveta, ed attraverso esso sono recuperate, sotto forma di dialoghi e monologhi, le riflessioni che costituiscono la prima parte delle Memorie.

Tralasciando l'eroticizzazione pretestuosa e fondamentalmente inutile, regalataci dal seno nudo di Liza in pieno filone pseudo erotico-chic laviano, il grande difetto della rappresentazione è l'incoerenza di fondo. Si percepisce infatti la mancanza di un principio unificatore, che non sono tanto le unità aristoteliche di tempo, luogo ed azione, quanto piuttosto l'identità dei due personaggi principali, eccessivamente ondivaga, mutevole e, alla fine dei conti, instabile. E se il protagonista è per definizione un abitante del "sottosuolo" dostojevskiano, un dissociato vivente il perenne conflitto delle sue aspirazioni morali, frustrate anche nel momento in cui vorrebbe metterle in pratica a causa del suo atteggiamento "cattivo" con cui finisce per identificarsi, non si può dire lo stesso per Liza, prostituta diciottenne ancora innocente nella sua visione del mondo, che tuttavia sulla scena alterna in modo sconnesso felicità e irritazione, simpatia e paura, non trovando alla fine una dimensione psicologica che pure Dostojevskij non può non averle dato.

L'entrata in scena del servo Apollon alleggerisce piacevolmente l'atmosfera: il vecchio e curvo servitore, declamatore di salmi e perennemente vessato dal padrone, diventa però immediatamente un elemento comico, finendo per rompere ulteriormente il ritmo dello spettacolo. Abbastanza fuori luogo, infine, il monologo metatestuale recitato da Lavia come chiusura della pièce.

Bellissima la scenografia con i mobili e gli specchi antichi.

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Adattamento e regia: Gabriele Lavia
Protagonista: Gabriele Lavia
Liza: Alice Torriani
Apollon: Pietro Biondi