Wednesday 9 January 2013

The amazing spiderman


Mi era piaciuto il primo Spider-man di Raimi, entrato nella storia del cinema per il bacio a testa in giù sotto la pioggia, e obiettivamente non era un brutto film. Un decennio dopo, il nuovo inizio è un film probabilmente migliore: ben sceneggiato, molto equilibrato, prevedibile il tanto che basta senza risultare scontato o banale. Spiderman questa volta è più umano, meno serio della versione Maguire, più scanzonato e scherzoso nel pieno dello stile del fumetto originale; Peter Parker non è il classico studentello nerd ma mescola perfettamente prontezza di spirito, autoironia e imbranataggine.

Il cattivo non è il solito megalomane che odia l'umanità, né la personificazione del male assoluto. Al contrario: è uno scienziato che tiene un profilo etico coerente, che anche sotto minaccia rifiuta di testare le scoperte sull'uomo sapendo che è troppo presto per esperimenti del genere. Che però finisce per cedere sul proprio punto debole – la mancanza di un braccio e il sogno di poterlo riavere. Sperimentazione su sé stesso; risultati mostruosi; ma il braccio c'è, il risultato è conseguito. E come un novello Dr. Jekyll – Mr. Hyde pur rendendosi conto della mostruosità delle sue azioni non riesce a farne a meno: è il meccanismo della tentazione e della dipendenza esplicitato in modo adamantino. L'ultimo Spiderman porta implicita una critica a quella tecnica che galimbertianamente perpetua se stessa come la Volontà schopenhaueriana anche a scpito dell'uomo: proprio perché è possibile fare una cosa essa viene fatta: la scienza deve andare avanti sempre.

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The Amazing Spider-Man di Marc Webb, Columbia Pictures, USA 2012

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