Wednesday 23 May 2012

Alice Miller - Il dramma del bambino dotato e la ricerca del vero Sé. Riscrittura e continuazione

Molte esperienze traumatiche vissute da bambini rimangono avvolte nell’oscurità: non affiorano nei ricordi della memoria cosciente – se vogliamo, sono censurate. Sconosciute restano quindi anche le chiavi per comprendere tutta la vita successiva; lo stesso Sé a volte rischia di essere in realtà un falso Sé, strutturato per dare voce a determinate istanze andate rimosse dallo strato cosciente, e che nasconde il vero Sé con tutte le conseguenze del caso.
Una situazione esemplare in questo senso può essere considerata quella dei bambini ‘dotati’, che agiscono esattamente secondo le aspettative dei genitori: essi sono di fatto bambini che dei genitori riescono a cogliere i bisogni inconsci, adattandovisi e mettendo a tacere quei  sentimenti, per lo più negativi, che ai genitori sono inaccettabili. Ma in questo modo, il vero Sé viene soffocato nel suo sviluppo, e il bambino, insicuro in campo affettivo, traghetta le proprie difficoltà in campo adulto mettendo in atto tutta una serie di strategie per nasconderle a se stesso e agli altri e difendersi da esse; divenendo magari a sua volta un genitore incapace di autentica disponibilità, e creando così un circolo vizioso.

Il testo è suddiviso in tre sezioni tematiche, tra loro propedeutiche. La prima analizza il contesto e le situazioni che fanno sì che un bambino, sensibile nei confronti dei bisogni inconsci delle persone amate (in primis i genitori), elabori un comportamento di corrispondenza ai loro bisogni, sviluppando un Sé inautentico che non dà voce ai sentimenti negativi. La seconda sezione guarda poi al bambino diventato adulto, mostrando le due più comuni forme in cui si struttura la negazione dei bisogni infantili inespressi: la depressione, da una parte, e la grandiosità dall’altra, e il modo in cui queste emergono nel corso della psicoterapia in rapporto agli episodi infantili rimossi. La terza sezione si concentra infine sulle dinamiche del disprezzo, frutto della mortificazione infantile e seme generatore, nell’esercizio manipolatorio inconscio, di nuova mortificazione che produrrà altro disprezzo; rileva infine la necessità di vivere le emozioni negative a livello conscio, anche con l’aiuto della terapia, allo scopo di esaurirne l’energia attraverso l’espressione e di avere consapevolezza del loro impatto sul prossimo.

Il testo costituisce la riscrittura e continuazione – una sorta di seconda edizione riveduta e ampliata – di un libro pubblicato per la prima volta nel 1979, ed è frutto di vent’anni di attività psicanalitica dell’autrice. Il taglio è decisamente psicanalitico, cercando nell’inconscio e nel passato rimosso dalla coscienza le ragioni del comportamento presente. L’esposizione, divulgativa, alterna passaggi analitici e argomentativi a numerosi e vari esempi provenienti dalla pratica dell’autrice, facilitando la comprensione e permettendo al lettore di riconoscere in se stesso eventuali meccanismi analoghi a quelli descritti. Il limite più grande del libro sta forse nella sua (per altri aspetti pregevole) stringatezza: apre infatti su un campo che per il lettore medio è inesplorato, e in cui ogni informazione che permette di definire meglio l’ambito risulta preziosa e di grande interesse.

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