Wednesday 30 May 2012

Pierangelo Sequeri - Contro gli idoli postmoderni

Regalo di laurea / compleanno di don Alessio e Luca, suggerito anche da don Stefano Didonè durante il corso di Teologia Fondamentale I per il trattamento dei temi relativi alla realtà contemporanea. Libello sottile, riflessione solida. L'analisi di Sequeri è lucida: la nostra post-modernità è intrisa di idolatria culturale. Abbiamo fatto a meno del cristianesimo, salvo riversare gli atteggiamenti religiosi su altro, ottenendo nel processo infelicità cronica. Ma Sequeri non si limita a stendere un manifesto, non recrimina e non denuncia: propone direzioni per possibili vie di uscita (cosa di questi tempi assolutamente inedita, e sorprendente). Gli idoli sono la gioventù, la crescita, la comunicazione e la secolarizzazione: ognuno di essi ha caratteristiche proprie, e quindi condizioni di esistenza e di superamento proprie.

Di fronte alla tentazione velleitaria dell'aggrappamento a una gioventù sempre più artificialmente prolungata, in senso biologico e sociologico, Sequeri propone la restituzione di dignità e di attrattiva al processo di ominizzazione che conduce all'essere adulti, gente matura che tiene al prossimo come a se stessa.

Contro l'apparentemente onnipotente altare della crescita economica, su cui in tempi di crisi si bruciano risorse finanziarie e umane per cercare di mantenere se non altro lo status quo, Sequeri muove la proposta di un umanismo etico, di scelte, non solo politiche, che rimettano al centro l'uomo.

Il tritacarne mediatico televisivo da una parte, e delle reti sociali dall'altra, esige sforzi sempre più prolungati e più intensi da parte degli utenti-protagonisti per garantire loro, se non i cinque minuti di notorietà, perlomeno la rilevanza nella comunicazione. E succhia tutto, buttando via la scatola. Di fronte a ciò l'unica difesa possibile è probabilmente interdire il luogo comune, servirsi di dispositivi non banalizzati, e allo stesso tempo continuare ad avere un luogo e un tempo "segreti" dove parlare per davvero, e non solo per non perdere il posto sulla piazza della rete.

Secolarizzazione imperante, con rischio di scivolare nell'irreligione agnostica e arroccamenti confessionali. La risposta dell'aggiornamento mediatico non è sufficiente: il cristianesimo in salsa pop rischia di stancare, se non altro per il fatto di essere sullo stesso mercato di concorrenti ben più smaliziati. Forse una risposta più difficile, ma più fruttuosa e alla fine dei conti più autentica, sarà quella di un rinnovato impegno nel ridisegnare la chiesa (in particolare, sostentamento economico e comunicazione devono scompaginare la semantica del mondo contemporaneo), cercare innanzitutto la fedeltà al Signore e al Vangelo, ricordarsi che i discepoli Gesù se li sceglie ma non li coccola troppo, e lavorare sodo sui giovani, con i giovani e per i giovani, per dare loro un'alternativa migliore di quella che il mondo oggi riserva loro.

Non avete idea di che cosa sono capaci i cuccioli, anche quelli con i fili nelle orecchie, se offrite loro - con la più scrupolosa onestà intellettuale e la passione più sincera che sostiene voi stessi - cose che sapete veramente e cose che credete veramente buone anche per loro.

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