Friday 10 August 2007

Dino Buzzati - Il deserto dei Tartari

Finalmente ho letto il capolavoro di Buzzati. Deprimente, triste, ma profondamente vero. Mi sono riconosciuto forse troppe volte nel tenente Giovanni Drogo, che crede di avere davanti tutta la vita, mentre in realtà ne consuma porzioni sempre più grandi, perdendo occasioni, evitando di cambiare per pigrizia, rimanendo "fedele" a quello che forse credeva essere un ideale (ma di cui nel profondo non era troppo convinto nemmeno lui stesso). La prosa di Buzzati è ben scritta, ricca e letteraria senza risultare pesante; con pochi tratti riesce a caratterizzare luoghi, personaggi e situazioni sia reali che psicologiche. Memorabili le figure di alcuni soldati, come Angustina, morto con onore in un'esercitazione militare, o Simeoni, divenuto codardo e mellifluo. Il clima di attesa non è nemmeno troppo sensibile quanto piuttosto l'eterno rimpianto per le cose non fatte, per la città che già con quattro anni di assenza diventa estranea (e sarebbe possibile riprenderne il passo, ma è meno faticoso rimanere alla Fortezza). Splendido il finale.

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