Friday 7 September 2007

Alain de Botton - Architettura e felicità

Ecco un libro sul quale nutrivo dei pregiudizi fin dall'inizio. Regalo di compleanno della zia Pierangela, ero convinto che si sarebbe dimostrato inconsistente - una di quelle classiche pubblicazioni che parlano di tutto e di nulla, ed effettivamente dopo averlo iniziato a leggere la mia convinzione si rafforzava pagina dopo pagina: di rado avevo visto un'accozzaglia simile di banalità, specialmente considerando il fatto che appariva evidente che l'autore (un pensatore francese) non avesse la benché minima idea di che cosa fosse l'architettura e di che cosa significasse fare l'architetto. Poi, un poco oltre la metà, la svolta: pur continuando nel suo approccio semplice (a tratti anche semplicistico), l'autore ha iniziato ad infilare una considerazione acuta dopo l'altra sullo stile, sul ruolo dell'architetto, sulla buona e cattiva architettura, dicendo cose estremamente vere. La seconda metà sembrerebbe quasi una epistemologia dell'architettura, formulata non da un architetto, ma da un filosofo, e con il pregio di essere impregnata di buonsenso e scevra dei tecnicismi nei quali cade la letteratura per architetti fatta dagli architetti.

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