Thursday 29 November 2007

Shortbus

Avevo letto tutto e il contrario di tutto su questo film - lodi parnassiche e stroncature olimpiche; è anche vero che mi era stato suggerito, tempo addietro, da James, che è un uomo di gusto. Così ho colto al balzo l'occasione dell'inopinata visita al Boldrù ieri sera, dove avevo notato il titolo nel programma del cineforum (esperienza a posteriori completamente differente, ed assai più piacevole della bolgia dantesca che mi aveva accolto il giorno della prima fortuita visita).

Ciò su cui tutte le critiche erano d'accordo era il fatto che si trattasse di un film con scene erotiche estremamente esplicite; ciò nonostante sono rimasto piuttosto interdetto al vedere le sequenze iniziali (decisamente di cattivo gusto dopo la meravigliosa animazione di New York che apre il film), e per una buona decina di minuti ho temuto che si trattasse di un The Dreamers in versione possibilmente ancora più elegiaca (nel senso deteriore del termine) di quanto prodotto da Bertolucci qualche anno fa. Tuttavia il regista John Cameron Mitchell dopo l'impasse iniziale riesce ad elevare il tono, stemperando quello che poteva essere una fiera delle varianti (e perversioni) sessuali con tanta dolcezza ed amore per la vita. L'aspetto erotico non diventa che la componente privilegiata di una ricerca che ogni personaggio conduce, individualmente ed in compagnia, su cosa significhi volere bene, amare ed essere amati, e quale sia il proprio posto al mondo; e pazienza se tutto ciò è descritto da relazioni omo ed eterosessuali in modo pornografico (in senso letterale, etimologico): non si scade mai nel morboso. Shortbus, il club che dà il titolo al film, è un luogo accogliente, pieno di calore umano più che animale, dove c'è posto per gli spettacoli burlesque, il sesso, ma soprattutto la nostalgia, l'amicizia, la tenerezza, la voglia di aiutarsi reciprocamente, e di scoprire sé stessi e gli altri.

In altre parole, le scene di sesso sono decisamente esplicite, ma Mitchell le integra molto bene rispetto ai percorsi personali dei personaggi, ed alleggerisce il tutto con una buona dose di dolcezza, sentimento ed ironia. Probabilmente il maggior pregio del finale è il fatto di essere lieto, "normale", etico ma senza retoriche moraliste o pseudo radical-intellettuali, anche se forse troppo colorato ed allusivo in termini di pride.

Bella la fotografia, strepitosa la colonna sonora.

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