Friday 19 September 2008

I dolori del giovane Werther

Capolavoro giovanile di Goethe (miseramente plagiato da Foscolo nel Jacopo Ortis), il Werther è un libro probabilmente per molti versi immaturo, eccessivo nel romanticismo esasperato di cui è pregno; e tuttavia allo stesso tempo vi sono presenti una saggezza ed una maturità impensabili per essere il prodotto di un giovane al suo secondo scritto - per quanto non sia un mistero che Goethe l'abbia rimaneggiato a distanza di quasi vent'anni.

Werther è - come bene dice Mann - il prototipo di ogni poeta, privato però di quel fuoco sacro che gli permette di volgere l'impulso autodistruttivo del πάθος in forza creativa, liberandosene attraverso la scrittura. Werther è sensibile, colto, intelligente e pieno di amore: la sua tragedia (e la sua grandezza) è quella di non aver saputo imbrigliare il proprio temperamento a favore di una sicurezza quotidiana; la sua debolezza quella di non essere stato in grado di vivere il proprio dolore fino in fondo.

Io la vedrò! - così dico al mattino, quando mi desto e con tutta letizia rivedo la bella luce del sole - io la vedrò!
E per tutto il giorno non desidero altro.
Tutto, tutto naufraga in questa speranza.

Sì certo, io sono un viandante, un pellegrino sulla terra. E che siete di meglio, voi?

*****-

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