Monday 28 April 2014

Hans Urs Von Balthasar - Teologia dei tre giorni


Testo letto come approfondimento del corso di trinitaria, con la somma soddisfazione aggiuntiva data dall'approcciare per la prima volta una stella di prima grandezza della teologia contemporanea. Risultato: innamoramento (definitivo?) di Balthasar. Perché il suo modo di procedere è rigoroso, metodico, e allo stesso tempo audace, caldo e contemplativo del mistero. Tutto ciò che afferma Balthasar lo fonda biblicamente, citando un versetto dietro l'altro in un modo che tradisce una profonda conoscenza della Scrittura - quasi di stampo patristico - e che allo stesso tempo riesce a non cadere mai nell'uso forzato di un passo a mo' di locus theologicus: il criterio è sempre quello della tota scriptura. Il suo procedere teologico è limpido, mai aggrovigliato; si fa più fatica a seguirlo quando corre dietro alle costruzioni di altri autori seguendo i loro circuiti per smontarli che quando espone la propria riflessione.
E dal punto di vista contenutistico il libro, nelle sue duecento paginette, è ricchissimo. Diviso in cinque capitoli (due introduttivi - Incarnazione e passione, La morte di Dio; tre sistematici - Il cammino verso la croce, Il cammino verso i morti, Il cammino verso il Padre), ha come punto nodale il coinvolgimento dell'intera Trinità nel processo kenotico che porta il Figlio, Verbo della vita, a svuotarsi incarnandosi, facendosi uomo, divenendo servo, fino a morire, per poi sfondare la morte e la storia, in una dinamica che in qualche modo rende Dio stesso passibile. Altra affermazione assolutamente centrale è quella della continuità del mistero pasquale: passione, morte, risurrezione e ascensione al Padre costituiscono un evento unico; e la passione del Figlio è tale innanzitutto nel suo sperimentare, pur in comunione d'amore col Padre nello Spirito Santo, cosa si provi nell'assoluta e definitiva distanza da lui.
Il testo è disseminato di passaggi che sono autentiche perle di teologia biblica/spirituale: la nozione veterotestamentaria di collera di Dio come presa di distanza radicale dal male, inaccettabile in quanto profondamente estraneo alla natura divina; il paragone della passione alle notti mistiche di chi ha sperimentato la vicinanza di Dio e lo ritrova lontano, inaccessibile; la passività di Gesù sprofondato nella morte (col riferimento alla nozione infernale di Sheol), la natura metastorica-escatologica della risurrezione, che pur lasciando tracce nella storia (il sepolcro vuoto), non potrà mai essere dimostrata intrastoricamente, in quanto i vari tasselli rimangono limitati e ambigui (storici!) e la loro somma non arriverà mai a comporre l'evento in sé.


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Hans Urs Von Balthasar, Teologia dei tre giorni, Queriniana, Brescia 1971 [1969]

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