Saturday 16 February 2008

Raymond Queneau - Zazie nel metro

Regalo di Natale di Corinna, si tratta del mio terzo approccio ai modi letterari di Queneau.

Parcheggiata dalla madre presso lo zio Gabriel per due notti ed un giorno, Zazie arriva a Parigi dalla provincia con il desiderio di vedere la metropolitana. Il suo soggiorno però si trova a coincidere con uno sciopero dei trasportatori: Zazie rivolge dunque la sua attenzione ad altro, coinvolgendo le persone con cui ha a che fare in una climax di eventi sempre più illogici, che avrà termine solo al momento della sua ripartenza per la provincia.

Le analogie con il più tardo I fiori blu sono evidenti: l'uso etimologico, traslitterato o tradotto/tradito del linguaggio è vettore di una comicità dilagante, dissacratoria, che si mantiene sempre sul livello dell'ironia. Analogo è il principio di dualità con cui Queneau rompe gli elementi narrativi specchiandoli in opposti: ne sono esempi il personaggio dello zio Gabriel - omone che di lavoro fa il ballerino travestito, il flic/satiro che riemerge continuamente in diverse forme durante tutto il romanzo risultando in perenne contraddizione con sé stesso, il pappagallo Laverdure e il suo padrone Turandot. Zazie però è innanzitutto un romanzo iniziatico, avente per protagonista una enfant terrible che entra nel mondo degli adulti tiranneggiandoli, smascherandone le debolezze e smontando il loro parlare metalinguistico mediante la propria volizione (non a caso parla quasi esclusivamente all'imperativo o all'ottativo), mettendone a nudo le incertezze, le contraddizioni e portando alla luce il caos in cui le loro vite apparentemente ordinate e metodiche si trovano. Carino il finale, in cui Queneau dimostra di non aver mai perso il controllo sullo sdipanamento della storia.

***+

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