Saturday 23 February 2008

J. R. R. Tolkien - I figli di Húrin

Regalo di Natale di mio padre, inatteso e per questo a maggior ragione estremamente apprezzato.

Il lavoro editoriale di Christopher Tolkien ha restituito probabilmente l'ultimo tassello del ciclo di Arda giunto ad una forma letteraria più o meno completa per la maggior parte della sua lunghezza (non a caso si trattava del racconto più importante, per estensione, del Silmarillion): il testo, per quanto necessariamente artificiale è stato ricomposto con pazienza e cura sia filologica che letteraria, completando il racconto laddove si interrompeva mediante lacerti provenienti dalle trattazioni annalistiche degli eventi della Prima Era redatte da J. R. R. Tolkien in momenti diversi.

Húrin, fatto prigioniero da Morgoth dopo la Battaglia delle Innumerevoli Lacrime, vede la propria discendenza maledetta dal Vala ribelle, ed è costretto ad assistere alle sventure del figlio Túrin, valoroso ma dall'animo adombrato di rabbia ed orgoglio, e della figlia Niënor, nata dopo la morte della sorella Lalaith e fuggita con la madre nel Doriath. Túrin è perseguitato dal destino nefasto profetato da Morgoth, e nemmeno la modifica del suo nome in Turambar - padrone della sorte - riuscirà ad evitargli una fine funesta: ingannato dal drago Glaurung, il grande verme di Morgoth che lui stesso alla fine ucciderà, sposerà Niënor senza riconoscerla, ne causerà la morte e si suiciderà gettandosi sulla sua Spada Nera.

Túrin è il prototipo dell'eroe epico: è dotato di valore, coraggio, una certa quale furia, è uccisore di draghi e di uomini; allo stesso tempo è l'incarnazione dell'eroe tragico di stampo edipico: condannato alla non conoscenza, sarà lui stesso, a motivo del proprio valore, la ragione della rovina propria e di coloro che lo circondano.

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