Sunday 9 December 2007

Juan Antonio Rivera - Tutto quello che Socrate direbbe a Woody Allen. Cinema e filosofia.

Regalo (di compleanno, credo) di M.lle Helène che non ho mai letto sistematicamente per la convinzione che dovessi aver visto i film che vi vengono nominati o esposti al fine di poter apprezzare il libro, e che dall'altro lato leggerlo prima di averli visti mi avrebbe irrimediabilmente rovinato la visione di quelle pellicole (in gran parte a me sconosciute). Nulla di più sbagliato.

Rivera prende spunto da situazioni e sviluppi di film tra i più classici della storia del cinema (Scarpette rosse, Fronte del porto, Casablanca, Arancia meccanica tra gli altri) per illustrare problemi filosofici afferenti all'area morale ed etica; con la particolarità che anche Platone, Agostino e Hobbes vengono visti tramite la lente terminologica di pensatori (anche viventi) della seconda metà del Novecento, prendendo quindi in prestito parole originate nella psicologia e nelle scienze sociali.
È spiegata la natura di sottoprodotto della felicità, nei termini in cui essa non è ottenibile per mezzo di uno sforzo ad essa direttamente o indirettamente finalizzato, ma si manifesta solo come effetto collaterale di altre attività, del superamento di un ostacolo, o come passaggio da uno stato di malessere ad uno di benessere, o ancora come anticipazione di un momento desiderato (in senso leopardiano); è illustrato il problema delle metapreferenze morali e del possibile scarto nella loro attuazione in dipendenza della forza di volontà dell'individuo, mettendo in evidenza contemporaneamente come la lente temporale tenda a rimpicciolire, al momento della scelta, i mali e i beni più distanti nel futuro, facendo sì che all'individuo appaiano come più grandi i beni e mali vicini, pur magari conoscendo razionalmente il vero peso di ciascuno dei termini della scelta; sono confrontati i sistemi etici di tipo utilitaristico, nei quali si raffrontano vantaggi e svantaggi di ogni scelta, tendendo ad assumere la posizione che presenta il maggior numero di beni/vantaggi (o il minor numero di mali/svantaggi) per tutti, con i sistemi di tipo deontologico (kantiano), dove ogni scelta è regolata dalla sua intrinseca rispondenza ad un principio trascendente di giustizia (che proprio per questa caratteristica di assolutezza escludono automaticamente la pietà).
La parte finale del libro è dedicata al problema faustiano delle conseguenze delle scelte, delle vite possibili (e per estensione, dei mondi possibili) costituiti dalle varie possibili alternative presenti al momento della scelta, degli effetti farfalla orizzontali e verticali che legano consequenzialmente le nostre scelte tra loro e alle vite degli altri, ed alle limitazioni poste in partenza dal cosiddetto caso naturale (l'essere nato in un dato luogo e tempo, in un dato contesto sociale e con date caratteristiche genetiche), con tutti i problemi etici che deriverebbero dalle interferenze, anche virtuali, con esso.

Probabilmente, se avessi letto questo volume quando mi è stato regalato, mi sarei risparmiato tutta una serie di momenti poco piacevoli, oltre che sostanzialmente infelici, che hanno caratterizzato l'ultimo periodo della mia vita.

***+

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