Monday 17 December 2007

Leonardo Benevolo - Le origini dell'urbanistica moderna

Libro in bibliografia base del corso di laurea in architettura per la città.

La tesi avanzata è che l'urbanistica contemporanea sia sorta al tempo della rivoluzione industriale, senza però configurarsi come una disciplina vera e propria per l'intera durata del XIX secolo, durante il quale tutti gli interventi sarebbero stati dettati piuttosto da ragioni strettamente legate a necessità concrete quali la soluzione delle problematiche igieniche e sociali poste dagli alloggi operai. Sono riportate in modo dettagliato le utopie economico-politico-sociali primo-ottocentesche (di stampo socialista) ed il loro riutilizzo, depoliticizzato, un paio di generazioni di seguito, calcando tuttavia la mano sulla reazionarietà, presunta o reale che sia, di queste operazioni di riforma urbana e sociale, che secondo Benevolo sarebbero stati volte semplicemente a permettere la conservazione dello status quo politico ed economico.

Non posso evitare di chiedermi se ci debba essere una ragione per cui tutti questi testi fondamentali, o proposti come tali, siano spudoratamente pendenti a sinistra (e ancora Benevolo in questo senso si contiene per la maggior parte del libro, se escludo le copiose citazioni di intere pagine di Engels!)...

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3 comments:

Anonymous said...

interessante domanda....
a parte il fatto che mi pare la maggior parte degli storici italiani in generale (non ho fatto una vera statistica, ma così mi pare...) sono orientati a sinistra, forse per la nostra storia del 900....
In ogni caso dalla lettura del Benevolo (il libro che tu citi) viene quasi più voglia di ripudiare quelle teorie socialiste (infatti chiamate "utopiche") che non di avvicinarvisi.
Forse farebbe più fatica uno storico italiano a pendere verso il fascismo o una cultura più di destra.
Ma mi sembra che nell'architettura e urbanistica si dia il giusto valore alle architetture del ventennio, a parte alcuni sventramenti.
E cmq i tempi per una revisione storica mi sembrano quasi maturi....

Gabriella Ti said...

caro Santi
mi interessa la tua visione del libro
a parte l'utopia, e forse é questo il genere che L Benevolo voleva infatti accogliere nel suo libro, é incontestabile il tono quasi "da fiaba" con qui viene trattata la problematica dell'urbanistica.
Non riesco pero ad immaginarmi un approccio piu di destra, liberale che tutelasse (all'epoca) i lavoratori. in letteratura lo stesso Oliver Twist insegna a questo proposito. Devo passare l'esame a Genova con il prof Bobbio e preparare una tesi sul libro. mi piacerebbe avere il tuo commento in proposito.

se ti interessa materiale fammelo sapere
a presto
Gabri Ti

Unknown said...

E' evidente che il maggior pregio di Engels prima ancora che di Marx sia la lucidità dell'analisi proposta, e la novità data dal taglio economicistico. In questo senso, è probabilmente condivisibile la tesi che le ideazioni della preurbanistica siano una risposta di stampo reazionario a problematiche che costituivano reale fonte di tensione. Tuttavia, esse sono utopie nei termini in cui non sono risposte 'reali': situazioni come quelle descritte da dickens sarebbero potute andare avanti all'infinito. L'urbanistica dei piani nasce quando le nuove nozioni di medicina permettono la riformulazione dei termini del problema e l'escogitazione di una soluzione operativa, che altro non è che l'urbanistica degli ingegneri, degli igienisti e della polizia. La ragione del suo successo sta nel suo essere, a differenza della preurbanistica, a carattere pubblico e nel suo essere strumento adattivo piuttosto che schema predefinito.

Non vi è politizzazione, come piacerebbe al Benevolo: semplicemente una soluzione amministrativa a problemi tecnici generata in un clima di enorme e, allora, fondata fiducia nella tecnica.