Ejzenštejn mi ha cambiato la vita: come ogni "grande" testo, ha introdotto una nuova prospettiva nel mio modo di guardare l'architettura - e in questo caso anche tutta una serie di altre arti, dalla poesia al cinema. Il saggio fondamentale della raccolta è sicuramente Il montaggio verticale, testo del 1940 in cui Ejzenštejn si occupa di teoria del colore, montaggio letterario (analizzando composizioni poetiche russe del XIX secolo), montaggio visivo e musicale, ed infine porta tutto nella pratica analizzando una scena del suo Aleksander Nevskij dal punto di vista del rapporto tra l'inquadratura, il commento sonoro e il messaggio veicolato.
Anche il resto dei testi presenta apporti interessanti, sebbene non della stessa densità ed organicità de Il montaggio verticale; il messaggio più utile, tuttavia, è quello in cui Ejzenštejn sottolinea come tutti gli artifici debbano essere interiorizzati in modo da produrli in automatico, focalizzandosi invece sulle caratteristiche intrinseche dell'opera - il poeta, il pittore, il compositore, l'architetto e il regista scrivono senza pensare a *come* stanno scrivendo, ma semplicemente fanno, e l'oggetto del loro fare si traduce in un'esplicitazione del loro apparato teorico senza che questo interferisca consciamente nel processo produttivo. Il giusto rapporto tra la teoria e la pratica.
Contenuti:
- Fuori campo
- Drammaturgia della forma cinematografica
- La quarta dimensione nel cinema
- L'errore di Georges Méliès
- «Eh!» la purezza del linguaggio cinematografico
- Montaggio 1938
- Il montaggio verticale
- Il montaggio delle attrazioni
- Il montaggio delle attrazioni cinematografiche
****+
1 comment:
attendo i tuoi appunti ....magari cambierà la vita anche a me (ma non ci credo molto!)
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