Saturday 26 April 2008

Il ritorno di don Camillo

Don Camillo per me ha sempre costituito un personaggio un po' strano: era il protagonista di quei film nazional-popolari in bianco e nero che la mia famiglia (pater familias in testa) si riuniva per anni a guardare ogni qual volta la televisione li proponesse. Io ho sempre avuto altro da fare, e ho sempre guardato con una certa supponenza a tutto ciò.

Poi sono capitato in salotto nel bel mezzo di una delle prime scene del film, secondo della saga cinematografica, e sono rimasto catturato dall'ironia dei temi, dall'esilarante accento emiliano di don Camillo e Peppone, e dalla sottile satira politica costantemente presente.
Don Camillo è sì un prete, ma è innanzitutto un abitante della sua terra: di carattere sanguigno, non ha nulla da invidiare al sindaco bolscevico Peppone, con il quale ha un rapporto di amore-odio che se da un lato porta a situazioni di grande tensione comica, dall'altro spesso si stempera in un piacevole buonismo da bassa padana che avevo riscontrato anche nel Centochiodi di Olmi. Sia Fernandel che Gino Cervi sono bravissimi nei panni dei loro personaggi, l'umorismo non è mai greve e il moralismo mai pesante. Belle le scene dell'alluvione; esilaranti le schermaglie attorno agli orlogi del campanile e della casa del popolo, simpatico l'episodio dell'acquisto dell'anima del Nero da parte del dottor Spiletti.

***+

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